[Legaville 39] I have a dream...

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Legaville 39] I have a dream...

Io ho un sogno. Un sogno un po’ bislacco se volete, ed anche un po’ provocatorio: trasformare Legaville in Ludoville. Proprio così: Ludoville, la città del gioco. Voi non ci crederete, ma Legaville, la città rondaiola, è stata la sede nella quale fu firmata la Carta di Treviso, documento deontologico fondamentale che regola la protezione dei minori nel campo dell’informazione e impegna i giornalisti a norme e comportamenti eticamente corretti nei loro confronti, sia che essi siano le vittime che gli autori di fatti di cronaca. Legaville è, dunque, da un certo punto di vista, già una città dei bambini, ed in fondo lo è anche di fatto, perché, se qualcuno mi chiedesse conto di iniziative culturali e artistiche davvero radicate nel territorio, ma capaci di parlare anche ‘abroad’, a me non verrebbe in mente altro che l’attività, proprio dedicata ai più giovani, degli Alcuni. Eppure, proprio qua, dove la carta di Treviso è stata firmata, dove si producono spettacoli teatrali, video, film per bambini che poi vanno in giro per l’Italia e per il mondo, non c’è uno straccio di ludoteca pubblica, per non parlare di parchi giochi attrezzati, se non quello a pie’ mura, che sembra fatto apposta per gasificare a forza di scappamenti bambini e mamme. Allora io sogno: sogno una città dove, magari al posto del Tenni, sorga una Città del bambino, una grande ludoteca con sale della scienza, della poesia, del cinema, della musica, dell’arte; uno spazio aperto dove chiunque possa portare gratuitamente i propri figli e dove i bambini possano scoprire le meraviglie della scienza e dell’arte, o dove possano, più semplicemente, giocare in modo intelligente. Sogno una via di fuga alla baby-sitter catodica, un luogo dove i ragazzi si incontrino e imparino che cultura e gioco, in fondo, sono la stessa cosa. E la sogno in una città che decide che tutto in essa, da quel momento in avanti, sarà fatto anche a misura di bambino, dove i bambini possano trovare gli spazi e le parole adatte a loro in ogni e ciascuno degli eventi culturali che la città ospiterà. Perché io credo che avesse ragione una scrittrice di tanto tempo fa, Elsa Morante, e che davvero infine, se il mondo si salverà, a salvarlo saranno i ragazzini e l’unica crociata a cui parteciperei è quella dei bambini narrata da Schwob. Chissà che qualche candidato Sindaco non decida di sognare con me.

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