[Legaville 30] Son come ciliege...

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2007 16 gennaio 2007 Costume e società
[Legaville 30] Son come ciliege...

Sono come ciliegie: l’una tira l’altra. Parlo delle prese di posizione di certi settori della Destra di Legaville che, se non riguardassero faccende fin troppo serie, come la sicurezza dei cittadini, o il minimo di tolleranza richiesto a qualsiasi società occidentale moderna, potrebbero addirittura sembrare barzellette. Prima di tutto quest’ossessione delle ronde, o addirittura della Guardia Nazionale: a Legaville il Carroccio governa da ormai un quindicennio e, dunque, se oggi ci fosse davvero un problema sicurezza così grave da richiedere l’impiego di volontari per il controllo del territorio, o addirittura la costituzione di un nuovo corpo di polizia (come se non bastassero già polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani, polizia provinciale), bene, allora la colpa sarebbe proprio di chi invita alla mobilitazione. Cos’hanno fatto sinora, Lorsignori, se oggi Legaville è nelle mani della delinquenza? Mentre la malavita stringeva in una morsa la città, dov’erano Deputy Zaia, il Pro-sindaco, l’ineffabile Senatore Stiffoni? In un posto normale, dei normali amministratori avrebbero incassato le ultime statistiche che parlano di una provincia tranquilla e se ne sarebbero fatti vanto. Non a Legaville, dove di rispetto per il senso comune ormai non ce n’è più molto. Tutto questo fa ‘clima’ ed accade così di assistere a polemiche surreali, nelle quali addirittura si discute se sia o meno diritto dei fedeli islamici di essere sepolti civilmente in un cimitero, perché questo, a detta di illustri esponenti di Alleanza Nazionale e Forza Nuova, metterebbe in pericolo la pace dei nostri defunti. La faccenda è inquietante, tanto che a me, extracomunitario parte no global, parte-nopeo, viene da dedicare a questi signori qualche verso della celeberrima ‘Livella’ di Totò, in cui a discutere di queste robe sono due defunti, il netturbino Gennaro Esposito e un nobile signore, guarda caso veneto, sul cui sacello stava scritto: "Qui dorme in pace il nobile marchese / signore di Rovigo e di Belluno / ardimentoso eroe di mille imprese / morto l’11 maggio del ’31". Alla proteste del nobiluomo che non vuole vicini ‘plebei’, il valoroso netturbino risponde per le rime e infine conclude: “Sti ppagliacciate ’e ffanno sulo ’e vive: / nuje simmo serie... appartenimmo à morte!". Sono convinto che il fu netturbino Bepi Trevisan non la penserebbe diversamente da lui.

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