[Legaville 29] Statistiche di Marca

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2007 11 gennaio 2007 Politica e movimenti
[Legaville 29] Statistiche di Marca

Ogni fine d’anno è tempo di statistiche: si fanno i conti, si stilano classifiche; ce ne sono tante, da quelle del Sole 24 Ore, a quella di Italia Oggi. Così mi è venuto in mente di confrontarle con l’agenda delle priorità stilata dai politici legavilliani, tanto per rendermi conto, affidandomi alla forza dei numeri, se costoro stiano analizzando con lucidità la situazione. Detto fatto. I risultati sono stupefacenti: sembra quasi che chi governa Legaville viva più o meno dalle parti della luna. Alla faccia dell’allarme criminalità, le cifre ci dicono che viviamo in una delle Province più sicure d’Italia, pur con un tasso altissimo di immigrazione e una densità di popolazione elevatissima e dunque, più che di ronde, ci sarebbe bisogno di solidarietà e politiche di accoglienza e integrazione; invece si prova ad impedire persino che gli immigrati siano seppelliti, come se un cimitero, sia pure islamico, potesse recar danno a qualcuno. Anche il tanto stigmatizzato bullismo è fenomeno inesistente da noi: siamo la città con il più basso numero di minori denunciati. Gli affari, neanche a dirlo, vanno benissimo, la Legaville-Locomotiva tira, i ‘schei’ girano a più non posso. Eppure, nonostante questo, la crisi c’è, se solo due anni fa eravamo primi in classifica e ora siamo retrocessi al 29° posto. I problemi veri, però, sono altri: se l’allarme criminalità è un bluff, non per questo a Legaville non si muore: si muore per incidenti sul lavoro, con percentuali terzomondiste, o andando a schiantarsi in auto, il sabato sera; poi siamo agli ultimi posti per l’ambiente e le politiche per l’infanzia e c’è poco da stupirsene visto che Legaville, città della Carta internazionale dei diritti del bambino, non ha uno straccio di ludoteca pubblica e continua a tenere aperto un parco giochi a lato PUT, tanto per ossigenare bene i ‘cei’ che ci vanno. In più vantiamo la maglia nera per consumi culturali, strutture per il tempo libero, librerie, ma si pensa di vendere Villa Franchetti, perché se ne faccia un lussuoso hotel a 5 stelle e ogni politica culturale è abbandonata nelle mani dei privati. Le case costano un occhio della testa, non ci sono medici, le aziende falliscono con un ritmo inquietante. Bene, il quadro a me sembra chiaro: perciò, mentre loro scelgono la divisa giusta per le ronde, noi faremo bene a darci da fare per risolvere i problemi reali.

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