[Legaville 11] Tra canne e prosecco, sulla via di Cartizze...

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Costume e società
[Legaville 11] Tra canne e prosecco, sulla via di Cartizze...

Ha proprio ragione Floriano Zambon, Sceriffo di Conegliano, e Presidente dell’Associazione Città del vino: «non confondiamo vino e spinello». Già perchè, per quanto a lui magari possa sembrare impossibile, l’innocuo spinello ha davvero poco a che fare con la droga che, insieme al tabacco, più di ogni altra semina morte in occidente: l’alcol. E qui in Veneto più che altrove, in primis tra i giovani. Certo, dà fastidio sentirsi dire sul grugno da un Ministro che la droga nazionale ufficiale, che garantisce, un prosecco via l’altro, laute entrate al territorio che si amministra, è molto più pericolosa della droga illegale, il mostro contro cui si fanno centinaia di campagne d’opinione, al quale è stata, nientedimeno, dichiarata guerra, ma le cose stanno proprio così. Se un bicchiere può far bene alle coronarie (ma al fegato fa comunque male) resta il fatto che i morti d’etilismo in Italia sono migliaia, cifre a tre zeri che, se riguardassero altre droghe (poniamo: l’eroina), farebbero gridare all’allarme nazionale, con blindati e cani scatenati per le vie alla ricerca dello spacciatore-untore. Ed il solo immaginare stormi di aerei con diserbante che sorvolano Cartizze, come fanno in Colombia sui campi di coca, fa venire i brividi, ma i contadini colombiani, che masticano coca da millenni, son là che rabbrividiscono già da un po’. In realtà tutta questa storia dimostra come la partita sulla liceità delle droghe sia esclusivamente ideologica: ci sono droghe che accettiamo e droghe che rifiutiamo e tutto avviene in modo assolutamente ascientifico: il numero di morti e la pericolosità sociale non c’entrano nulla, altrimenti in Italia alcol e tabacco sarebbero illegali. C’è poi una ragione ‘religiosa’: noi diciamo messa con il vino, gli islamici lo tengono per vietatissimo. Ma tutto questo con la scienza e la statistiche non c’entra nulla. Zambon dice che non riesce ad immaginare un etilista che si precipita in enoteca in astinenza, ma ha poca fantasia, accade tutti giorni e Augusto Tretti ci ha fatto su addirittura uno splendido, tragico film. Di alcol si muore, l’alcol distrugge le famiglie, ma a nessuno viene in mente di scriverlo sulle bottiglie, mentre, come cantavano i Pitura Freska, di spinelli «no xe mai morto nisun». Ma non sia triste: lei che può, si consoli bevendoci su un’ombretta.

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