[Legaville 1] La versatilità della Lega

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Politica e movimenti
[Legaville 1] La versatilità della Lega

La Lega è davvero un partito versatile, altro che storie. E’ ora di finirla con certi luoghi comuni sui leghisti politici rozzi e ingenui: in realtà la Lega ha molteplici aspetti, che ne fanno un partito ormai machiavellicamente avvezzo a tutte le dinamiche della politica italiana. Tanto per venire al dunque, provate a pensare a questa faccenda del ‘Dunque’, il giornale che Zaia & Co. hanno inviato nelle case di migliaia di trevigiani. Io non so come andrà a finire con la denuncia che Atalmi ha presentato alla Procura. So che il ‘Dunque’ è arrivato anche a casa mia e io, aprendo la busta, ho fatto un salto sulla sedia: la decisione spetta al Tribunale, ma io ho occhi per vedere e quello tutto era tranne una comunicazione anodina per informare i cittadini di faccende di pubblica utilità. Era un peana patinato, zeppo di foto del bel Presidente, realizzato con i soldi dei contribuenti e inviato in barba di qualsiasi par condicio: se non portava scritto ‘vota Lega’ è solo perché un po’ di pudore deve essere rimasto pure ai piani alti di via Battisti. Altro che politici ‘rusteghi’ ma schietti: Berlusconi non avrebbe fatto di meglio. Ma sbagliereste se pensaste che la Lega abbia perso lo spirito dei suoi esordi: Antonio Tovenati, assessore comunale a Mareno di Piave e attuale consigliere provinciale della Lega Nord, si fa sorprendere a imbrattare i muri del cimitero (del cimitero!) di Vazzola, con scritte che inneggiano a se stesso, come ai bei vecchi tempi del ‘dagli al terun!’, che fosse in tuta da lavoro, in ufficio, o in divisa. Pensare che io credevo che nel partito del Sceriffo, nemico giurato dei writers, certe cose non si facessero più da tempo, che i padani avessero deposto pennello e bomboletta per il doppiopetto. Chissà cosa ne pensa il Prugna, il writer fantasma che il Pro-Sindaco non è mai riuscito a pizzicare. E chi se li sarebbe mai immaginati i leghisti che votavano per Andreotti, proprio lui, il gobbo maledetto, in odore di mafia, l’emblema di Roma ladrona, ma Stiffoni ha pure il coraggio di dire che l’hanno fatto per difendere la devolution. In fatto di gesuitismo Andreotti stesso non avrebbe fatto di meglio. Per non parlare del povero Tosi che si è fatto coinvolgere in una brutta storia di tangenti come un Cirino Pomicino qualsiasi. Roma sarà pure ladrona, ma anche qua a Legaville, non si scherza mica. Chapeau!

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