Le nozze di Canna

19 novembre 2003 Costume e società
Le nozze di Canna

Lui si chiama Don Vinicio Albanesi, ed è il presidente del Cnca cioè del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza per tossicodipendenti ed ha scritto una lettera aperta al neo-Ministro della Sanità, Sirchia, a proposito di droghe, un argomento che, da un bel po’ tempo, interessa i cattolici (e a volte, fatte le dovute eccezioni, a sproposito) quasi più di quello della scuola privata, cosa che da sola sarebbe già tutto un programma…
E’ inutile, dice il mucciolante Don Vinicio, il quale deve essere buon amico anche di Don Pierino, che lei, Gentile Ministro, stia lì a fare distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti, non cada nella trappola dei ’distinguo’, che, si sa, sono sempre dannosi, residui preoccupanti dell’ateo e raziocinante Illuminismo giacobino. Vada giù duro: la droga è droga, tutta. Ci sono ben altri problemi…
Quali? Uno per tutti, che è una vera chicca: gli utenti eroinomani dei Servizi terapeutici sono sempre più vecchi!
Che impudenti questi tossici di mezza età: non smettono di farsi, ma nemmeno muoiono! Risultato: continuano a rompere le scatole e a microdelinquere, mettendo a repentaglio le autoradio di tutti noi… Ma come si permettono, costoro, di avvalorare col loro comportamento, e con l’aiuto di legislazioni permissive, tesi atee e pericolose come quelle sulla riduzione del danno?
Ma lasciamo perdere, fiumi di inchiostro sono stati già spesi a proposito di certi atteggiamenti legislativi ed ideologici inutilmente proibizionisti e interi oceani ormai a riguardo delle inutili demonizzazioni di una pianta, la cannabis, assolutamente meno dannosa, dal punto di vista sanitario e sociale, della vite e del tabacco, ma nonostante ciò, vietatissima.
Vorrei, piuttosto, dire qualche parola agli amici cattolici, che sono sovente tanto farisaicamente proibizionisti, a proposito delle loro Scritture. Vorrei parlare con loro dei Vangeli...
Come la mettiamo, fedeli amici, con l’episodio delle nozze di Cana? Questo Cristo che trasforma acqua in vino, visto che l’alcolismo è ancora la causa per la quale ci sono più vittime da droga in Italia, va forse censurato? Come può, una religione, che pone una droga pesante (il vino) al centro della sua stessa Liturgia, essere così intollerante verso una pianta inoffensiva, contro cui nulla è detto nelle Scritture? Il Papa che ne pensa? L’impegno per il mantenimento della biodiversità non riguarda affatto l’erba Pantagruelion? E’, forse, una risposta polically un-correct al fatto che i cugini musulmani vietino, per parte loro, il consumo di alcolici? Si tratta, quindi, di una guerra religioso-doganale: tu vieti il mio prosecco, perseguiti il barbera e io ti metto fuori legge la canapa? Oppure, come sono portato a credere, è solo un caso geograficamente dovuto agli usi e costumi locali il fatto che le nozze di Cana non siano state le nozze di Canna?
Esistono forse droghe cattoliche e droghe musulmane, buddiste, confuciane, indù?
Cari Don di tutta Italia, come reagireste, se, nel delirio proibizionistico che attanaglia l’Impero Americano, il G8 votasse per le piantagioni di Tocai e Marsala la stessa legislazione imposta alle coltivazioni di coca in Colombia ( o a quelle del buon vecchio canapone tra Salerno e la Calabria)? Distruzione totale e riconversione intensiva, alla coltivazione di soia transgenica, magari… E poi come si farebbe con la Messa? Ostia di grano OGM e vino analcolico della Coca Cola?
Eppure la coca (non la cocaina, la coca: la cocaina l’abbiamo inventata noi occidentali, come l’eroina, d’altra parte, un geniale prodotto della Bayer, sintetizzata per disintossicare i morfinomani a fine secolo bi-scorso…. Non scherzo, è vero, l’hanno chiamata così perché, con l’eroina, la disintossicazione da morfina era, ovviamente ed eroicamente, immediata e totale), la coca, dicevo, è lì da secoli e secoli e da secoli e secoli è consumata dalle popolazioni locali con la stessa tranquilla serenità con cui noi ci scoliamo bicchieri e bicchieri di vino.
Perché la realtà, cari Don, è un’altra e voi la conoscete bene, meglio di chiunque altro, proprio perché siete dei Don… La droga non uccide nessuno. La gente in realtà non muore d’eroina, vino, estasi, grappa, sigarette, o chissà che: muore di dolore, di solitudine, di vuoto, d’insoddisfazione, tutte cose che, ahimè, nemmeno il Ministro Sirchia , il G8, la Conferenza Episcopale, o Sua Santità in persona potrebbero vietare.
Non mi risulta che nei Vangeli il Cristo vi abbia incitato a perseguitare sostanze, piante, culture. Piuttosto, se ben ricordo, a lenire il dolore, la solitudine, il vuoto, l’insoddisfazione con l’offerta di una Fede di comprensione e fratellanza, di tolleranza…. appunto.
Fatelo ed allora io sarò lì con voi a gridare: Dio c’è, liberiamo la Maria!

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