Il silenzio di Marcos

20 novembre 2003 Politica e movimenti
Il silenzio di Marcos

E’ più di un anno che Marcos non parla e pochi se ne sono accorti: Genova, le Torri Gemelle che crollavano, la guerra in Afghanistan, la Palestina ci hanno certo aiutato a distrarci; i media, certo, non ci hanno fatto memoria. La Selva è restata silenziosa e noi non l’abbiamo interrogata, quasi che il Chiapas fosse, non la realtà di un conflitto, ma una tendenza cool di cui farsi adepti, che smette di esistere quando non se parla più.
E invece il Chiapas esiste, torna prepotentemente sotto gli occhi di ognuno di noi con le immagini crude di quattro morti, quattro indios delle comunità di appoggio della Selva Lacandona, giustiziati a sangue freddo in tre differenti azioni dalle milizie paramilitari e dagli sgherri di quel Partito Rivoluzionario Istituzionale il cui ossimorico nome è la surreale allegoria di tutte le contraddizioni del paese oggi governato da Fox, la volpe. Gente comune, contadini che tornavano con i figli dal lavoro. Inermi, come sono, da sempre, le vittime preferite dalla violenza fascista. Fox, la volpe, non interviene, aspetta che altri facciano il lavoro sporco, pronto poi ad arrivare con l’esercito per spazzare via tutto con la scusa di riportare l’ordine. E’ un film già visto…
Ma il Sub continua a tacere. Mi domando come mai, poiché un suo intervento catalizzerebbe sicuramente l’attenzione dei media. Poi forse capisco, o almeno, credo di capire. Cosa mai dovrebbe dirci, oggi, Marcos che già non ci dica la nuda realtà dei fatti? Forse suggerirci per la millesima volta che la sorte del Chiapas, nel suo tentativo di sfuggire all’abbraccio mortale dell’ALCA, è cosa che ci riguarda tutti, se non altro perché, con alle viste anche l’operazione dell’apertura dell’istmo di Tehuantepec (una roba al confronto della quale il Ponte sullo Stretto è un giochino della Lego) esso è strategico nella politica dell’amministrazione Bush e delle multinazionali? Siamo dunque ridotti ad essere pappagalleschi groupies della democrazia, che intonano il canto solo se c’è qualcuno che dà il la?
E’ vero, Marcos tace da un anno, ma Marcos non ha mai parlato così chiaro. Perché non è Marcos che deve parlare adesso. Siamo noi che dobbiamo parlare, con forza e chiarezza, perché tutti sappiano che, dopo nove anni di lotta, la violenza contro gli zapatisti ricomincia e che la loro resistenza non si è mai interrotta. Dopo, vedrete, Marcos parlerà di nuovo. Anche a nome nostro.

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