Il petrolchimico graffiato di Claudio Calia

1 settembre 2007 Articoli e recensioni
Il petrolchimico graffiato di Claudio Calia

C’è una libreria sotto i portici, al centro di Oderzo, in Provincia di Treviso, nel cuore del Nord Est. Una libreria nemmeno troppo grande e vistosa. Si chiama ‘Libreria Becco Giallo’ e da decenni è anche una casa editrice; una casa editrice piccola, ma raffinatissima, che moltissimi appassionati di cultura e letteratura conoscono bene, perchè presso di lei sono usciti libri importanti, sempre comunque di altissima qualità, uno per tutti: una selezione della Signorina Richmond di Nanni Balestrini. Tenendo fede alla sua tradizione (e al suo coraggio di rischiare) il Becco Giallo propone una nuova collana di storie a fumetti, diretta da Guido Ostanel e Federico Zaghis, dedicata all’approfondimento di alcuni eventi importanti della storia sociale e politica italiana ed internazionale (dalla strage di Bologna, ad Ustica, al Vajont e sino alla tragedia della miniera di Marcinelle, o al dramma di Chernobyl), affidando il compito di raccontarli a giovani autori ed autrici della bande dessinée italiana come Parisi, Cossi, Boschetti, Ciammitti, Mavric, Pascutti, Sartori e Vivaldo.
In questi giorni è in libreria, con l’introduzione di Gianfranco Bettin, l’ultimo nato di questa collezione di ‘Cronaca Storica’, Porto Marghera, la legge non è uguale per tutti, del giovane disegnatore trevigiano Claudio Calia. Questa cronaca a fumetti di quello che Bettin definisce un dramma biopolitico è un racconto serrato e coinvolgente dove si incontrano la bellezza e la perizia di un tratto essenziale, quasi graffiato (Bettin a ragione parla di un segno «insieme selvaggio e domestico»), che non ha mai cedimenti al vezzo estetico o decorativo, ma che invece punta all’essenzialità di un’espressione tesa e quasi rabbiosa, e l’abilità nella ricostruzione degli avvenimenti in uno story-board senza pause né passi falsi, che trascina il lettore al centro della storia, sottolineando impietoso tutte le complicità e i lati oscuri di quella che resta una delle più grandi vergogne dell’imprenditoria italiana: i morti del petrolchimico di Marghera quelli che di sé, potessero parlare, direbbero: ” Noi siamo il prezzo del progresso”.
Fare il nome di Joe Sacco è se si vuole, persino scontato, ma è certo poi che dietro il segno di Calia, a dargli forza e ragione, sta una tensione etica che con Sacco ha certamente a che fare, mentre, per altro verso, del tutto indipendente è il segno e la stessa concezione dello story board, che rivelano influssi diversissimi, dai manga, sino, non sembri una bestemmia, a Mattotti.
Il segno di Calia, più che descrivere, indica, la sua matita è come un riflettore che, illuminando, taglia i particolari e rivela piuttosto le linee dell’energia dinamica di corpi in movimento, ne predilige i profili, che cerca le emozioni non nel battito di ciglia, ma nelle masse e nei confini tra corpi e spazi, tra gesti e volumi. Ciò fa di questo Porto Marghera, oltre ad una denuncia accorata sullo scandalo delle morti chimiche in Italia, una splendida graphic novel.

Claudio Calia
Porto Marghera – La legge non è uguale per tutti
Becco Giallo editori

Altro in Articoli e recensioni

Altro in Teoria e critica