Il marketing della bugia

18 novembre 2003 Politica e movimenti
Il marketing della bugia

L’idea di fondo deve essere quella secondo la quale una bugia, se viene ripetuta più e più volte, alla fine si trasforma in una inoppugnabile verità. Come preda di una repentina transustanziazione da iterazione. Così diventano improvvisamente (e televisivamente) reali inesistenti voragini dei bilanci statali provocate dai Governi precedenti, o si può affermare, con assoluta tranquillità d’animo, che la legge sul falso in bilancio, o quella sulle rogatorie internazionali non sono provvedimenti presi con flagranza di interesse privato in atti d’ufficio. Si può, sorridendo compiaciuti e sicuri di sé, sostenere che se si abolisce l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori lo si fa solo nell’interesse di quegli stessi lavoratori che diventerebbero un attimo dopo dei precari senza diritti, o che si rinnova e potenzia la Scuola Pubblica licenziando migliaia di insegnanti e facendo cadere miliardi a pioggia sulle scuole private e confessionali. O, addirittura, con la forza che dà solo la certezza di essere sinceri e disinteressati, affermare il lunedì di essere stati sceriffi extra-costituzionali capaci di sparare a vista sui terroristi antiglobal (un tiro, un centro) e il martedì vestire la maschera del moderato servitore dello stato. O anche insinuare che quarantamila persone che si riuniscono pacificamente per dissentire non sono altro che folle inferocite che incitano alla violenza e al linciaggio. Potenza dell’iterazione, specie se tele-ribadita, direttamente e di sponda, migliaia di volte, capace di far dissolvere in una irenica nube di nulla persino il conflitto di interessi, con la ’buona fede’ di averlo risolto, naturalmente. Alla fine ci si ritrova con Bossi che delira di servizi Segreti deviati a sinistra. Impagabile! La truffa, preda di metamorfosi improvvisa, si maschera da esercizio della democrazia. La verità è divenuta radicalmente un’opinione. E tra opinioni è più vera quella che ha più voti in Parlamento e/o più televisioni nell’etere. E va bene così. In fondo siamo in democrazia. Ma alla fine a me rimane una domanda da fare ai leader dell’opposizione, fastidiosa come un prurito localizzato tra irraggiungibili scapole. Cosa deve fare - in democrazia - una minoranza democratica quando si trova davanti una maggioranza, che, forte del potere conferitole democraticamente dalle urne, decide a colpi di leggi e decreti, per carità, anch’essi formalmente legittimi, di celebrare il funerale di quella stessa democrazia?

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