Il leghista trevigiano e George Dabliù

23 novembre 2003 Costume e società
Il leghista trevigiano e George Dabliù

The game is over: questa frase, pronunciata venerdì scorso dal Grande Boscaiolo George Dabliù, oltre ad essere la dichiarazione di guerra più sintetica e, diciamo così, ungarettiana della storia delle civiltà, è solo l’ultima di una serie infinita di bugie che accompagnano - con compiti di salmeria ideologica - il cammino che ci sta conducendo ad una guerra assolutamente dissennata. Già, perché non è affatto vero che la partita è finita, anzi, in realtà the game is just beginning, essa sta appena iniziando e darla per già terminata è un modo per convincerci di come non ci sia restata alcuna scelta, se non di giocarla fino in fondo questa partita, anche se tutti sanno che è una partita truccata. Nessuna novità: guerra e bugie sono compagne di banco, amiche inseparabili lungo i sentieri della propaganda, che trasformano la verità in disfattismo, il pacifismo in vigliaccheria, la disobbedienza civile in terrorismo e sovversione, sentieri che, ne sono certo, il nostro Governo vorrà percorrere volentieri. Da un certo punto di vista non aspettava altro.
E se non è una novità che il nostro sia un paese a sovranità limitata, è inquietantemente nuovo il piglio sbarazzino con cui si spacca l’unità europea, sottoscrivendo, con ilare piaggeria, una strategia che rende chiaro come la guerra sia una, ma i suoi obiettivi due, uno dei quali è certamente mettere lo sgambetto all’Europa, proprio nel momento del balzo decisivo verso l’unità. Resta, invece, impressionante quanto la sola prospettiva di un possibile conflitto renda capaci di mentire e, insieme, di essere disponibili verso la menzogna altrui: che altro dire di gente che sta per fare la guerra contro chi afferma di non avere armi di distruzione di massa, mentre blandisce chi dichiara apertamente di possederne e di avere anche fatto un pensierino ad utilizzarle? Né c’è alcuno spazio informativo per chi fa rispettosamente notare come, posto che la ragione vera della guerra è il petrolio, allora, con tutto quello che si spende in armi, potremmo gestire un mega-programma di riconversione ecologica ad energie pulite. Cosa che renderebbe felici anche quei simpaticoni dei nostri nipoti e pronipoti.
Ma Bush stia tranquillo, qui in Italia la Maggioranza è con lui. In prima fila (sul fronte interno, naturalmente) c’è tal Serrajotto, Assessore alla Cultura e all’Identità Veneta, che ha stigmatizzato l’esposizione delle bandiere della pace in molte scuole. A scuola non si fa politica, ha detto Serrajotto: e, se la Patria padano-amerinda e il Cavaliere chiamano, si parte, aggiungo io, sperando, ovviamente, che il primo (e il solo) ad essere spedito in trincea sia proprio codesto Serrajotto.

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