Il lato oscuro di Venezia

18 novembre 2003 Letteratura e arti
Il lato oscuro di Venezia

E’ il lato oscuro di Venezia, Marghera. Quello che non vedi, transitando in Canal Grande, di cui nemmeno ti accorgi seduto nella hall del Danieli, o ai tavoli dell’Harry’s Bar… Marghera non è un parco divertimenti a tema, come Venezia-Land, coi gondolieri in costume, le megamostre a Palazzo Grassi, i sospiri dei turisti rivestiti di valuta pregiata sotto il Ponte dei Sospiri. Marghera è un posto reale, fatto di case, di gente, di strade. Tutt’intorno al Petrolchimico. Già, perché Marghera galleggia, per anni ha galleggiato, su un mare diverso da quello di Venezia. Su un mare di cloruro di vinile. E di morti. Tanti. Uomini e donne uccisi dal CVM, ma per i quali, secondo la Legge italiana, non c’è colpevole. Anche se da metà dei 40 già si sapeva quasi tutto sugli effetti devastanti del cloruro di vinile. Ma allora, quando dal petrolchimico si riversavano in laguna tonnellate di inquinanti, quando gli incidenti erano all’ordine del giorno e le garanzie per la salute operaia poco meno di un’utopia, allora di leggi che vietassero tali nefandezze non ce n’erano. Almeno questo è il parere dei giudici veneziani, nonostante che sulla base di leggi del 1927 e del 1956 tanti processi analoghi, ma certo molto più ’periferici’, si siano conclusi con sonanti condanne. A Marghera no. Tutti assolti. Come a dire: era nei patti, a quei tempi era normale, ci poteva anche stare. Come a dire: abbiamo rispettato la legge, o abbiamo solo ubbidito agli ordini… In fondo, che differenza fa? L’indignazione, però, resta, resta tutto lo scandalo di quest’ordinaria ingiustizia, che per realizzarsi non ha nemmeno bisogno dell’intervento improvvido dell’Esecutivo sul Giudiziario, come nel caso, eccellente, di Previti e Compagnia. Il Giudiziario, a Marghera, è capace di far da sé. Ordinaria amministrazione. Ma c’è chi non ci sta, come Ferruccio Brugnaro, poeta ed operaio del petrolchimico, che insieme a Boato, Barina e ad altri dà alle stampe un piccolo, prezioso libretto, MoRtedison (ed. Tam Tam) dove la poesia si mescola alla fotografia, all’analisi legale, alle denunce politiche. E’ un libro piccolo, ma importante, perché ha il coraggio, come sottolinea Francesco Moisio nell’introduzione, di rimettere "queste morti in campo, per la loro memoria (…), per la nostra dignità". E non è poco, credetemi. Dimenticavo: l’ultimo incidente è stato di qualche mese fa e i valori monitorati non hanno oltrepassato quanto stabilito dalla Legge…

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