Il fiore inverso - Comunicato Stampa

8 maggio 2016 01. Il Fiore Inverso
Il fiore inverso - Comunicato Stampa

A quattro anni dalla conquista del Premio Napoli per le opere multimediali grazie a Piccola cucina cannibale, la coppia poetico-musicale Lello Voce e Frank Nemola torna con un disco-libro di poesia - Il fiore inverso - che percorre sentieri nuovi e sempre più avanzati nella ricerca di nuove forme poetico-musicali capaci di interpretare la contemporaneità, senza rinunciare alla possibilità di raggiungere ed emozionare un pubblico più vasto di quello dei semplici esperti ed appassionati di poesia.

In questo periodo, oltre a lavorare a questo libro-disco, Voce, figura di riferimento e pioniere dello spoken word e della spoken music internazionali, ha continuato a portare in giro per l’Italia e per il mondo le sue poesie musicate, a polemizzare su temi civili e letterari, ad analizzare la poesia contemporanea sul suo blog del Fatto quotidiano e a sostenere la sua creatura più cara: il Poetry Slam.

Nemola, pur proseguendo la sua ventennale collaborazione con Vasco Rossi che lo ha reso noto al grande pubblico della musica popolare, si è impegnato in nuove esperienze creative e in nuove ricerche musicali, collaborando, tra l’altro con l’attrice Lella Costa e con la cantante e compositrice tedesca Gitte Haenning.

Con loro, come sempre da ormai un ventennio, non poteva mancare il suono inconfondibile e magistrale della tromba di Paolo Fresu.

E poi tanti altri nuovi musicisti, con i loro singoli stili ed esperienze musicali: la tagliente chitarra elettrica di Dario Comuzzi, italiano trapiantato a Los Angeles, la fisarmonica virtuosa e potente di Simone Zanchini, l’aspro e struggente violoncello barocco dell’argentina Eva Sola (Premio Gardel 2012), il rap duro, complesso e impegnato di Kento, la viola coltissima e calda di Luca Sanzò, il malinconico e intensissimo violoncello di Adele Pardi. Tutti ritratti, in uno sketch-box, dalla matita scabra e acuta di uno dei più noti autori italiani di fumetto: Claudio Calia, già autore dei Poetry Comix che accompagnavano l’opera vincitrice a Napoli.

Ma se la scommessa è sempre quella che contraddistingue da più di un ventennio Voce e Nemola, cioè quella di rilanciare e rinnovare la poesia per musica, rendendola protagonista della contemporaneità, di considerare la poesia un’arte essenzialmente orale, per altro verso le forme delle loro opere qui cambiano, diventano insieme più pacate e più intense, senza rinunciare ad assumersi il rischio di una sperimentazione costante e coraggiosa, esperta delle trappole, ma avida di scoperte, tanto linguistiche quanto musicali.

A partire dall’idea che le nuove tecnologie (e le nuove società) digitali abbiano sulla poesia il paradossale effetto di farle riscoprire le sue radici più antiche, gli autori ripartono, con esplicitezza quasi provocatoria, dall’esperienza trobadorica e sin dal titolo.
Il ‘fiore inverso’ è infatti il primo verso di una celebre ‘canso’ del maggiore esponente del ‘trobar ric’, Raimbaut d’Aurenga ed è metafora della poesia stessa, l’unico fiore che sboccia con le radici protese verso il cielo.

Ma è proprio a partire da questo riappropriarsi della tradizione, da questo ricordare il passato, le radici, che nasce la loro ‘nostalgia del futuro’ e la sperimentazione di nuove forme, perché, ci ricordano gli autori, l’unico modo di rispettare realmente una tradizione è rinnovarla, rifondarla in quel suono e in quella voce da cui tutto nasce.

La musica che ascolterete, quella delle parole (mai cantate e sempre scandite da Voce, alla ricerca del ritmo più espressivo ed efficace) e quella dei puri suoni delle trombe e dei violoncelli, delle fisarmoniche, delle chitarre e delle tastiere, degli impulsi sonori dell’elettronica, non vuole accompagnare alcunché: piuttosto tradurre.
Perché la poesia – ci suggeriscono gli autori - parla due lingue contemporaneamente.
La musica sta là a illuminare le ‘pieghe’ delle parole, le zone oscure su cui tutto il linguaggio si tiene, si fonda e si dà senso, ma che nessuna parola può esprimere. È poesia trasformata in musica.
Il poeta, insomma, compone una musica che in parte non sa e non può suonare, che va tradotta, cioè letteralmente ‘trasportata’ in suono, e perciò questa musica che nasce dalle parole è sempre ‘mutante’: tanto acconcia poeticamente, quanto armonicamente imperfetta, spuria, frattàle.
Questo è il ‘trobar’ di Nemola, tanto quanto quello di Voce è quello dell’alfabeto. Perché ogni vera poesia, ci rammentano gli autori, è sempre un po’ ‘analfabeta’.

La maestria compositiva di Nemola fa sì che dalla Tecno alle Canso provenzali, dal Rap al Jazz, dal Tango alla Ballata, dal Rock all’Elettronica, differenti forme musicali dialoghino, si fondano e si fondino a vicenda, seguendo la musica che la poesia di Voce già porta in sé raccontando con la sonorità delle parole dette ad alta voce le storie di questa nostra contemporaneità, tanto complessa e miseramente piatta, le sconfitte e i sogni politici, le occasioni perdute e i desideri che ostinatamente sopravvivono in ognuno di noi, componendo un affresco sonoro e linguisticamente raffinatissimo del presente, un panorama in cui la dimensione personale è sempre politica e la riflessione politica accetta il rischio della fragilità e dei sentimenti.

Si tratta, come sottolineano gli autori stessi, di un ‘libro da leggere con le orecchie’, lasciandosi attraversare dai suoni, ballando, con i propri piedi e con il proprio corpo, i ‘piedi’ dei versi che il poeta ritma con la sua voce, accordandola alla musica.

Ma il Fiore Inverso non è solo questo: ad accompagnare i testi delle liriche c’è un intenso e complesso scritto teorico di Voce che attraversa la galassia dei nuovi problemi formali che la contemporanea poesia per musica pone ai suoi autori e ai suoi interpreti.
Quasi fosse una lunga Razo provenzale, il saggio di Voce fa i conti con molti degli aspetti principali della poesia orale e della poesia per musica, suggerisce analisi antropologiche, scava nelle tecniche formali che presiedono al ‘temperamento’ tra parole e suoni, tra linguaggio e armonia.

La presenza di questo scritto rende il Fiore inverso un vero e proprio ‘manifesto’ di una nuova poetica dell’oralità e ne fa la prova di una maturità e di una coscienza espressiva ormai pienamente raggiunte.

Squi[libri] editore, 2016

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