Il Veneto non esiste

19 novembre 2003 Costume e società
Il Veneto non esiste

Il Veneto, mi chiedi... Come spiegarti? Il Veneto è tutto quello che non è Venezia… Perché Venezia - ma questo lo sai anche tu - Venezia è Disneyland, per lo meno lo è tra le sette del mattino e le undici di sera. Coi turisti ricchi in gondola e quelli poveri coi panini sui gradini dei Gesuati, o in Campo S. Margherita, alle Zattere, o in fila a prendere il 52, o ad aspettare, sempre in fila, di entrare a Palazzo Grassi per vedere la Mostra (quale nessuno lo sa, tanto è uguale, l’importante è che sia una mostra a Palazzo Grassi, da consumare come un hamburger da McDonald), in fila per entrare a Giardini, biennalmente almeno, in fila al Lido per i biglietti del Leone d’Oro, per vedere le macerie della Fenice, sempre in fila. Come emigranti all’imbarco per l’America. Invece sono turisti. O forse no, sono emigranti a cottimo e a proprie spese che sognano di essere turisti. Fino alle undici. Poi basta. Basta Disneyland, basta giro nella città incantata e ristoranti e campielli e turisti e Mikey Mouse travestiti da Serenissimi Dogi. Nessuno più. I canali, le barche vuote all’ormeggio, nemmeno più ’mbriaghi. A quell’ora a Venezia è aperto solo il Paradiso. Perché Venezia è un posto dove i veneziani mica ci vivono, ci vanno a lavorare. E poi tornano a casa, a Mestre. Dove tutto è normale, c’è il traffico, le puttane migranti extracomunitarie, i negozi con prezzi da terrestre, gli uffici, le case, complete di letto, cesso e tv. I turisti, come dire? la materia prima, a una certa ora stanno in magazzino, pardon, in albergo fino alla successiva giornata di visite e gite e souvenir e arte e cucina… E allora Venezia diventa una ’ghost town’, quella che poi è in realtà, una collezione di facciate patrizie con dietro il niente. Nude proprietà. In via di ristrutturazione e rivalutazione. Splendide spesso. Ancor più spesso vuote. I rogiti notarili hanno scacciato anche i fantasmi e i lemuri sciocchi del Carnevale. E allora, se vuoi bere , se vuoi veder qualcuno che non sia Fazio in Tv, devi arrivare a Marghera - che credimi di notte è tutta un’altra cosa, per me è più bella di Venezia. C’è il Petrolchimico e il Rivolta, c’è il Vapore. Dove c’è industria c’è vita. Ti serve un posto dove andare per dimenticare otto ore di fabbrica, o ufficio, o checazzosia. Ma a Venezia non c’è una fabbrica, è Venezia la fabbrica e di notte è deserta. Ma sto scantonando, lo so, non è di Venezia che volevi sapere, era del Veneto, ma il Veneto io non lo conosco, in realtà, perché vivo a Treviso, che non è in Veneto, ma credimi sarebbe lo stesso se vivessi a Verona, a Padova, a Vicenza, a Rovigo, a Belluno, perché nemmeno loro sono in Veneto. Vedi, io credo che, in realtà, il Veneto non esista, o perlomeno non esista più. Se ne parla tanto per riempire un vuoto enorme e mozzafiato, come quando precipiti, precipiti e non c’è fondo, non c’è fine. E allora ti inventi il Veneto, la Padania, come fece D’Annunzio, il maleaugurante, che prese un fiume bellissimo e tutto femminile La Piave e lo fece diventare un militarissimo e cazzuto Il Piave, attualmente a secco d’acqua e in piena di pantegane. Un fiume di morti e di guerre, di terre promesse a terroni infreddoliti e scalzi e a padani ancor più straccioni, tutti insieme, che solo a sentirla quella parola là: terra! ce danno ’a terra, cumpà! i ne da ’a tera fijoi! l’hanno fatto vedere loro agli ’Striaci’- come li chiama Paolini - come si fa a vincere una guerra… Già, perché a quell’epoca lì - caro mio - che ci venivi a fare su in Veneto, se non per fare la guerra e difendere la terra sacra dei latifondisti (e industriali e finanzieri) indigeni contro le folli pretese dei latifondisti (e industriali e finanzieri) stranieri? Il Piave mormorò, lo straniero non passò, ma le terre, quelle rimasero dov’erano più o meno al tempo di Caporetto. Tutti fregati, di qua e di là del Po. Ora al posto delle casematte e degli accampamenti, da Asiago al Montello, a mo’ di monumento alla memoria, ci sono decine di centri commerciali e mega-store e discount, labirinti di merci e specchietti per le allodole in offerta treperdue. Zanzotto li guarda e dice: questa val Piave davvero definitivamente canadese, o australiana. Come dargli torto? Il Veneto non esiste. Al suo posto c’è una Padania che sembra una sconfinata piadina su cui galleggiano stabilimenti neo-toyotisti e mini-fabbriche altamente tecnologizzate. Il Veneto non esiste e per me, che sono terrone e qua ci sto da dieci anni a fare l’emigrante, naturalmente, è come se non ci fosse mai stato. Forse c’era, io non potrei giurarci. Ero altrove. Spero fosse meglio di questo haideriano, che mi passeggia sotto casa, stile ’sioretta con pelliccetta tanto finetta’, completo di Sindaco razzista che vuole difendere la ’sua’ città e i ’suoi’ giardinetti da una massa di extracomunitari che sono liberissimi, sia chiaro, di lavorare in nero nelle case e fabbrichette degli autoctoni, ma poi non possono pretendere, per il solo fatto che sono in grado di pagarne l’affitto, di abitare in trevigianissime e civilissime magioni. Né, tanto meno, di andarsene, in mancanza, a dormire sulle panchine, anche quelle trevigianissime, dei parchi pubblici. Già gli si dà il lavoro: è lecito pretendere di più? Questo Veneto qui sembra uscito da incubo gaddiano popolato da una selva di P…Propria, Privata, Privatissima Proprietà, un cancro che dagli spazzolini (a cui si riferiva il Lombardo) si sia esteso a tutt’intorno, con meccanismo contagioso da adiesse-epidemia. Una roba che non ha niente a che fare coi tramonti asolani che affascinarono Antonello Terrone da Messina e Zorzon e Zuan Bellin, né coi volumi e gli spazi di Scarpa e Martini, né con la lingua di Comisso e di Goldoni e di Noventa, che erano le cose che avevo in mente io, quando arrivai. Questo Veneto qua è una roba che ha fatto diventare mia madre (che è emigrata pure lei con me, a settant’anni) da socialista lombardiana che era, borbonica convinta e fedele di padre Pio, prima di tutto perché Santo da terronica Pietralcina. Che c’entra col Veneto un sindaco razzista e volgare, che petto in fuori minaccia becero i più deboli, gli esclusi, che definisce pantegane gli avversari politici, che (tra la compiaciuta ilarità di molti suoi concittadini) vuol trasformare gli emigranti in leprotti, perché facciano da bersaglio a cacciatori leghisti? Che c’entra col Veneto una multinazionale col nome italiano che pretende di assumere dipendenti che non facciano mai pipì, tanto per massimizzare i tempi? Che c’entra col Veneto cattolico l’idea, più calvinista di Calvino, secondo la quale ricchi ed eletti, benestanti e prediletti da Dio sono la stessa cosa? Ma poi sta tranquillo,in realtà sta roba qua non è il Veneto, il Veneto, te l’ho detto, non esiste, ci tocca inventarcelo daccapo, tutti insieme, terroni e razza Piave, leprotti extracomunitari e pantegane. Sta roba qua è il Triangolo del Nord Est… Che col Veneto non c’entra niente. Piuttosto col Triangolo delle Bermude…

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3 Messaggi del forum

  • Il Veneto non esiste 1 ottobre 2008 18:22, di giusto misiano

    A LELLO VOCE da giusto misiano ==== L’Artista è umile, copioso, vario,irrequieto. L’artista è sincero,pronto, studia, è abile, parla col suo cuore, pensa, ricorda.
    L ’artista lavora allegramente,calmo,con cura, secondo la verità, compone le cose,dispone con ordine il mondo,Lo fa armornioso,lo accorda.=== da un Canto Atzeco=anonimo del vento

  • Il Veneto non esiste 15 giugno 2008 10:22, di Fabio

    Forse 150 anni fa il Veneto era la Serenessima. Ora la mentalità campagnol-industriale ha preso il sopravvento. Ma ha veramente cancellato l’identità veneta (se ne è mai esistita una)? Ormai il processo è iniziato, è irreversibile e tutti sanno come andrà a finire. Le ultimi elezioni sono significative. E’ diffcile trovare una spiegazione, ma sembra che di giorno in giorno ogni terrone diventi, agli occhi dei Veneti, sempre più terrone. Ma che meccanismo s’è innescato? Ma chi l’ha innescato?

  • Il Veneto non esiste 11 febbraio 2008 16:15, di Matteo

    Bellissimo, questo articolo.
    Bravo Lello Voce!

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