I goliardi (immigrati) delle serali

28 novembre 2003 Costume e società
I goliardi (immigrati) delle serali

Sono tre le lettere, che, come una sorta di litania, accompagnano la vita degli immigrati extracomunitari qui in Italia: C, P e T, che, se lette in quest’ordine, significano Centro di Permanenza Temporanea e indicano quella speciale versione soft-postmoderna dei lager novecenteschi dove i clandestini restano in stato di reclusione, pur senza aver commesso alcun reato, prima di essere rimandati al mittente. Se invece si inverte l’ordine delle lettere, ecco comparire CTP, sigla che significa Centro Territoriale Permanente ed è ciò che la scuola italiana offre in materia di corsi serali ed educazione permanente. Insomma, il porto a cui approdano quasi tutti gli immigrati. Chiedono che sia loro insegnata la lingua, strumento imprescindibile d’integrazione, o che sia loro fornito un titolo di studio che gli permetta di trovare un lavoro migliore. A volte la loro scolarizzazione precedente è quasi nulla, altre volte giungono con lauree e diplomi che nessuno mai gli riconoscerà. E ricominciano tutto da capo, con umiltà e dignità. Nessuno si è mai preoccupato di mettere in moto meccanismi in grado d’affrontare il problema delle equivalenze tra titoli di studio. Così nei CTP decine di ingegneri, infermieri, o ragionieri stanno seduti sui banchi della nostra Media e ascoltano, in una lingua che conoscono pochissimo, nozioni che conoscono benissimo. I loro docenti, senza strumenti adeguati, devono, per parte loro, inventarsi strategie atte ad integrare tra loro, nella stessa classe, magrebini e cinesi, pakistani e filippini, diplomati e persone appena alfabetizzate. O sono costretti a insegnare rudimenti di inglese a un bilingue franco-senegalese il quale dovrebbe imparare grazie a spiegazioni che ascolta in italiano… Si tratta di un problema di dimensioni enormi, che nessuno si preoccupa di affrontare in modo organico. Anzi si taglia sui fondi. E così i CTP stanno trasformandosi in aree di parcheggio dell’immigrazione regolare, in cui l’industria pesca ciò che gli occorre tra neo-schiavi a cui, magari, è stato appena possibile insegnare il numero di parole necessario a rendere legale e produttivo il loro sfruttamento. Tutto il resto (coscienza dei propri diritti compresa) resta affidato alla professionalità di insegnanti che fanno miracoli.
Poveri professori, specialmente quelli schierati sulla prima linea dei CTP, trattati come carne da cannone. Gli hanno appena dato un aumento. Si sono guardati bene dal dargli una scuola che abbia mezzi, strutture, legislazione per metterla in grado di diventare ciò che la Costituzione vorrebbe: palestra di democrazia, integrazione, tolleranza. Per tutti. Singolare è piuttosto che, tra loro, ci sia anche chi ha voglia far editti sugli ombelichi scoperti delle allieve, una delle poche cose davvero vitali che sono rimaste alla povera scuola pubblica italiana.

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