Giornalino 1

19 novembre 2003 Costume e società
Giornalino 1

La domenica andrebbe abolita. E’ un giorno inutile, noioso, improduttivo. Con un cazzo da fare. Niente sveglia, niente lavoro, niente figlioli da accompagnare a scuola, niente ingorghi, metro-politane, capi ufficio, appuntamenti. Niente computer, fast food, fast feet, fast fuck, niente meeting, english, internet, enterprise, niente brunch, né oretta di step, niente TuttoQuestoèBeatiful in TV, niente code, niente USL, niente bisinìs, niente ansia che ti va su e giù: si abolisca quest’orrore e non se ne parli più. Il cuore rallenta, la pressione si stabilizza. E’ come una sindrome, un’infezione, i nervi si distendono, il sangue affluisce di nuovo al cervello… E’ allora che accade. E’ un attimo… e pensi. E dopo il primo pensiero è come un terremoto una cascata che chi la ferma più, inizi a vedere gli altri attorno a te, a parlarci, a renderti conto che non hai una famiglia, ma una mangiatoia virtuale con partita doppia comune, a sputare nel piatto in cui mangi; turbato come sei da lubrichi pensieri figli dell’ozio, puoi iniziare a pensare che fare l’amore davvero è un’altra cosa. Di domenica accade di tutto. E’ un baleno e senti dei sentimenti. Di domenica si rischia addirittura di innamorarsi. Può essere devastante. Puoi pensare di avere del tempo in più da buttare a giocare con tuo figlio, a leggere, a farti una dolce, solitaria, lenta, tenerissima sega, nascosto al cesso. All’inizio è piacevole, non lo nego, ma a lungo andare gli effetti sono devastanti. E’ certamente cancerogeno, come il fumo. Anzi di più. Tutte cose inutili, che non produrranno nulla, e se sono inutili per sei giorni alla settimana, c’è qualcuno di voi che sappia darmi una ed una sola ragione per la quale dovrebbero diventare importanti di colpo solo il settimo? Pfui… Insomma, di domenica se tutto va bene perdi tempo. E il tempo non va perso, il tempo va capitalizzato, investito, reso produttivo. Da tutti. E’ l’unica possibilità di sopravvivenza serena della società. Altrimenti ci attende il baratro. Il disordine. Il caos… La disoccupazione Sia chiaro: essere disoccupati non è una condizione sociale, è una malattia, spesso infettiva, come l’aids, o una tara ereditaria, c’è predisposizione familiare. C’è poco da fare, anche l’eugenetica ha i suoi limiti. La domenica è un fattore di pericolo, per ventiquattro ore fai parte di una categoria a rischio, come i tossici, i ricchioni, i transessuali e gli intellettuali. Ne vale la pena? La domenica è pericolosa, rivoluzionaria e comunista. I giovani che lo sanno e che sono impulsivi si schiantano di sabato sera, proprio per non arrivare alla domenica e pure questo è colpa dei comunisti, della droga e delle discoteche, perché altrimenti che le venderebbero a fare automobili che vanno a duecentocinquanta all’ora, se poi non le puoi tirare un po’…? Ma ci stiamo organizzando. Superata la preistoria in cui non c’era che Tutto il calcio minuto per minuto a cui aggrapparsi, oggi possiamo contare su vacanze fantasmagoriche a migliaia di chilometri di distanza che neanche arrivi e devi ripartire, o a due passi da casa, con decenni di code au-tostradali da superare, su cine multisala dove annullarsi tra migliaia di altri e dopo aver scelto a caso tra centottantadue possibilità differenti goderti la pellicola con pochi intimi in uno spazio non più grande di un pollaio, su centri commerciali labirintici dove bruciare in un attimo per una serie di oggetti assolutamente inutili stipendi di secoli ma dove occorrono sei ore per parcheggiare e altre tre per poi guadagnare l’uscita. O ti fai una pera di Prime Time Tv, magari via satellite e a pensare non ci pensi più. Così arrivi al lunedì più meno stressato uguale di come eri arrivato al sabato sera. Ma sei co-stretto ogni settimana a studiarne una. E’ faticoso, snervante. Diamoci un taglio una volta e per tutte Noi siamo come siamo, siamo proprio come ci avete voluti, siamo il nostro lavoro, o la nostra mancanza di lavoro: diciamolo, in fondo siamo tossicodipendenti da impiego. Datecelo sempre, a tutti. Abolite la domenica. Oppure abolite il lavoro. Vietatelo per legge. Come la droga pesante. Come l’eroina. Levatelo di mezzo e mandateci tutti in vacanza tutto-compreso a Kingston, in Giamaica a tirar su spinelli di marijuana, suonare il reggae e pisolare sotto una palma. Gli unici soddisfatti saranno i comunisti. Fate voi. Prendetevi le vostre responsabilità.

Ma stamattina per fortuna è lunedì, così vado al lavoro e non penso più…

Altro in Costume e società

Altro in Teoria e critica