Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste

3 gennaio 2005 Interviste e dialoghi
Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste

C’è un uomo in Italia che dice di aver inventato la contestazione. Proprio così: inventato. E da un certo punto di vista non si può dargli torto, perché quando Melchiorre Gerbino, è questo il suo nome, di ritorno dalla Svezia, nell’ormai lontanissimo 66, fonda con Vittorio Di Russo l’indimenticabile Mondo Beat lo fa in un’Italia ancora sonnacchiosa e pronta strillare scandalizzata nel leggere sulle colonne del Corriere della Sera la singolare storia di Di Russo, tra i fondatori del movimento provos olandese, scacciato da Amsterdam e giunto Roma per essere sbattuto di filato in guardina. Ma ad attendere Di Russo non c’era solo la Polizia, c’era anche Gerbino ed è dall’incontro di questi due capelloni, anzi ’barbudos’ come si diceva allora, che nasce il primo capitolo di quella contestazione che poi, con caratteristiche certo cambiate, giungerà sino al 68, al 77. Ma a voler stare alla filologia tutto comincia proprio con Di Russo, Gerbino e il loro Mondo Beat.
Come stupirsi che proprio al singolare siciliano, artista, leader della contestazione, scrittore, istrione sia dedicato l’ultimo dei volumi della trilogia che uno dei più intelligenti e sensibili tra i nostri ’agitatori culturali’, Marco Philopat, ha consacrato a ricostruire i momenti salienti di quella che lui definisce la generazione x, quell’insieme di movimenti ( e di culture) che tra i Sessanta e gli Ottanta ha integralmente dissentito nei confronti di ciò che una volta si definiva ’il sistema’? Il racconto di Philopat inizia dai punk e dal loro ’no future’, mirabilmente descritti in Costretti a Sanguinare, per poi proseguire con le gesta della Banda Bellini, ’quelli del Casoretto’ leggendario servizio d’ordine nei plumbei (letteralmente plumbei) anni Settanta e terminare col capitolo con cui tutto iniziò: per l’appunto Mondo Beat, Barbonia City, la ’Cava’ dove si riuniva la redazione del foglio ciclostilato, la vita, le avventure i peccati, i Viaggi di Mel, al secolo Melchiorre Gerbino.
Ma quella di Philopat è più di un’operazione strettamente letteraria, è un lungo, lucido percorso d’analisi politica, culturale, antropologica di quegli anni che ci fa intravedere legami saldi anche col nostro presente. Quest’ultimo volume, poi, costruito sull’incrocio polifonico di capitoli-voci, di lingue diverse, è ancor più degli altri capace di coinvolgere il lettore in un turbine di differenti prospettive, di trascinarlo lungo il filo sospeso e teso del dialogo nascosto che sta dietro tutto il racconto: quello tra l’agitatore culturale di ieri - Gerbino - e quello di oggi - Philopat stesso. Ma poiché I viaggi di Mel è solo l’ultima tessera di un mosaico più ampio, è da qualche questione generale che deve comunque iniziare il mio dialogo con l’autore.
In tutti e tre i tuoi romanzi si parla di conflitti, conflitti aspri, con la morale, con la società e le sue strutture oppressive, col pensiero omologato, con certa ’politica’. Tutti i tuoi protagonisti hanno, in compenso, un’identità forte, spiccata, hanno sogni e memorie. Che rapporto c’è, che rapporto c’è stato in questi decenni ultimi tra ’identità’ e ’conflitto’?
La sinistra radicale italiana non ha mai amato troppo il concetto di identità, preferisce quello meno essenzialista di soggetto. Però non c’è dubbio che i tre cicli eretici di insubordinazione, conflitto e resistenza descritti nei miei romanzi, e vale a dire anni 60, anni 70, anni 80, hanno sedimentato visioni, idee, gusti, valori comuni in una parte crescente della popolazione, e non solo giovanile. E così con la stagione dei centri sociali e dell’hiphop di movimento nei primi anni 90, fino ad arrivare a Seattle, Genova e i no global, si assiste all’affermazione in Italia di un soggetto coeso di ragazze e ragazzi dotati di un ethos distintivo e di progettualità culturale autonoma. Un soggetto che non riusciamo ancora a nominare, ma che indubbiamente c’è e agisce collettivamente. Si tratta di una generazione cosmopolita e libertaria che oppone un violento rifiuto alla destra mediatica e clerico-fascista, ma è anche critica delle forme ereditate della sinistra italiana. Insomma stiamo parlando di quella lunga generazione X che a 30 anni dal 77 e a 15 anni dalla fine della guerra fredda è ancora esclusa da diritti politici e garanzie sociali.
E’ indubbio che ricordare sia fondamentale, ma io credo che questa tua trilogia sia più che un’operazione ’memoriale’, credo che tu - infine - abbia tentato di dare un’interpretazione generale dei ’movimenti’, o almeno di alcuni dei ’movimenti attivi tra 60 e 80, puoi offrircene una sintesi? E quanto è importante, secondo te, che il nostro rivolgerci a quegli anni non sia soltanto un’operazione ’memoriale’?
L’interpretazione la danno i protagonisti dei tre romanzi partendo dal loro vissuto, io mi sono limitato a tirare i fili, tessere una tela, creare alchimie per fare reagire i ricordi e le affettività con la documentazione storica. Certo la scelta dei personaggi è fondamentale. Il punk di "Costretti a Sanguinare" inizia gridando il suo disperato "No future" ma poi, poco prima di soccombere alla follia, getterà le basi per il futuro consolidarsi della stagione dei centri sociali. Andrea Bellini come uno Spartaco moderno è insofferente a qualsiasi tentativo di addomesticamento, vuole tutto e subito, se ne fotte persino della vita stessa pur di salvare i cento da cafoni di periferia che continueranno la lotta. E infine Melchiorre Gerbino, forse il protagonista più complesso, alieno alla normalità, un dinamitardo della natura umana, tra i primi che nel 1967 si dichiararono cittadini del mondo coniando il termine "contestazione". Pioniere degli stravolgimenti del 1968 si trasforma in nomade guerriero del libero amore nella spasmodica ricerca di zone temporaneamente liberate in tutto il globo. Rincorso da presunti agenti della Cia, del Mossad e soprattutto del Vaticano, percorrerà vie di fuga sempre più intricate fino a farsi travolgere da inevitabili e devastanti contraddizioni.
A loro modo sono tutti e tre percorsi della sconfitta dove chi si immedesima non può fare a meno di sviluppare una coscienza critica cogliendone gli errori e le genialità... Un esplicito invito allo scoprire se stessi in un viaggio alle origini di quel soggetto di cui parlavamo sopra... "Strappatevi la cravatta dal collo e il sacrificio dallo zuccone e viaggiate! Viaggiate e viaggiate ancora... Parola di Melchiorre Gerbino".
Ma insomma chi è Melchiorre Gerbino?
Un critico letterario un anno fa mi ha detto: "Ma veramente vuoi fare un lavoro su un poveraccio del genere?" Vorrei ricordare a tutti coloro che disprezzano il protagonista dei "I Viaggi di Mel" che attorno alla metà degli anni 80, cioè in pieno riflusso conformista, e vent’anni dopo "Mondo Beat", Melchiorre Gerbino fece dimettere due sindaci di Calatafimi in odore di mafia, grazie alla sua grande capacità affabulatoria, con una serie di comizi/monologhi autogestiti nelle piazze siciliane... E lo fece da solo! Con la stessa audacia con cui inneggiò al pacifismo e all’amore di gruppo in una grigia e catto-comunista piazza del Duomo del 1966 infastidita dalla "Zanzara" del Parini. A costoro direi anche che la recente conversione all’Islam del Gerbino è frutto di un’ennesima fuga dagli agenti del Vaticano sospinti da una nuova ondata di integralismo cattolico che regna oggi nel mondo...
Nella tua trilogia, "I Viaggi di Mel" è quello più denso di documenti storici, quasi che in certi casi le carte parlassero da sé, senz’altro bisogno che il romanziere si limiti ad accompagnarle per mano sino alle soglie del libro. L’impatto, probabilmente per il forte coefficiente estetico dei materiali presentati, è notevole: com’è nata questa scelta secondo me felicissima e quanto c’entra il fatto che Gerbino è certamente un ’personaggio’ non addomesticabile, che vuole raccontarsi, più che essere raccontato?
Sicuramente il conflitto tra me e Melchiorre è stato a tratti aspro, e credo di essermi conquistato la sua fiducia grazie alle tante ore ed esperienze che abbiamo vissuto insieme, tra la sua piccola residenza nella campagna del trapanese, le barriere coralline del Madagascar, e a Milano in casa mia o in ufficio. Ma a parte "La Banda Bellini", dove il materiale iconografico avrei potuto trovarlo solo in questura, a causa della riconosciuta abilità del Casoretto a sfuggire agli obiettivi, di solito mi piace fare uscire i contenuti dalle pagine di un libro, proprio come era intento delle prime punkzine con le quali, un tempo, mi cimentavo. D’altronde il modello punkzine domina in miliardi di siti nella Rete e il libro deve essere capace di esplodere nella quotidianità. Mi piace concepire le presentazioni come happening, coinvolgere tutte le arti della comunicazione. Quest’ultimo libro è accompagnato da una mostra su "Mondo Beat" con l’aiuto dello sterminato archivio di Ignazio Maria Gallino; Francesco Galli, un amico regista, ha realizzato un documentario dal titolo "Mondo Mel", e poi attori e musicisti interpretano i testi e i climi degli anni Sessanta, Cyberone di Spazio Petardo associato a Bob Scotti, un diggei beat, alla consolle del trip to the freaky era, per fare ballare i neobeatniks in ognidove.
Tre romanzi di successo, tre romanzi che vendono con una piccola casa editrice la ShaKe, che resiste ostinata alla globalizzazione editoriale. E tu ti ostini a pubblicare da un ’piccolo’, dando un esempio delle scelte che molti dovrebbero fare. Questo significa che anche i piccoli possono diventare visibili? Che anche per chi non dice sempre sì esistono quote di mercato?
Credo che le piccole case editrici siano dei veri e propri centri di ricerca ben collegati con il territorio, e siccome preferisco definirmi agitatore culturale piuttosto che scrittore la mia collocazione in una grande azienda mi sembra alquanto improbabile, anche se non escludo a priori la possibilità di provarci. Qui in Italia ci sono degli esempi ben riusciti, il rapporto tra Einaudi e Wu ming lo dimostra. Però si deve capire l’importanza delle piccole case editrici nel ruolo della formazione, luoghi di frontiera tra la strada e un impiego nell’ambito culturale, ammortizzatori sociali nel definire e dare un nome alla nefasta influenza dell’attuale società dello spettacolo in centinaia e centinaia di giovani illusi.
La ShaKe è da vent’anni una struttura editoriale a servizio delle più svariate anime del movimento, in prima linea nel cercare di decodificare il presente, esattamente come Primo Moroni ci insegnò alla fine della grintosa stagione del punk.
Poi se mi parli di quote di mercato, non so proprio cosa dire. Se penso a tutte le innovazioni che la ShaKe ha regalato, praticamente gratis, dovunque e a chiunque senza mai una volta potere stare tranquilla dal punto di vista economico, mi viene solo da ridere. Ma qui si ritorna al problema della generazione x che produce grande creatività dal basso ma è marginalizzata in politica e precarizzata al lavoro. San Precario è un’icona che almeno a Milano ha funzionato parecchio nell’aggregare le spinte caotiche e dispersive del malessere sociale. Melchiorre Gerbino non sarà mai un santo, questo è chiaro, ma alle volte le più bizzarre utopie sono attrezzi potenti per smuovere l’immaginario...

Marco Philopat,
I Viaggi di Mel
In allegato Storia documentata di Mondo Beat a cura di Melchiorre Gerbino
ShaKe editore

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18 Messaggi del forum

0 | 10
  • Mi maraviglio di come Lello Voce dia accoglienza a un impostore sbugiardato, pubblicamente e ripetutamente, quale Gianni De Martino.

    Dall’Olimpo, Melchiorre Gerbino

  • PARANOIA & CONTROCULTURA
    o LO SCEMO DEL PAESE
    Melchiorre Gerbino è quell’anziano personaggio pelato e sentenzioso, che diversi anni fa appariva spesso al “Maurizio Costanzo Show” strepitando in un angolino e dicendo “Io…io…io… ho inventato la Contestazione…io costrinsi De Gaulle alle dimissioni…”. Si diceva inoltre convertito all’islam e perseguitato, durante un viaggio a Zanzibar, da un tremendo nano sodomita ( ” Ero andato un po’... a di-distendermi sulla spiaggia di Zanzibar, quando incontrai il famoso Nano s-sodomita…”). Il conduttore del programma s’incapricciava spesso di personaggi stravaganti, e li imponeva al pubblico dosandone le apparizioni con fare ammiccante e sornione come un tempo si faceva in piazza, attorno alle innocue mattane dello scemo del paese.
    Talvolta Maurizio Costanzo metteva l’anziano siciliano pelato come una palla da biliardo accanto a
    uno con tutti i capelli in testa, scurissimi, col viso un po’ schiacciato, che si chiamava Valentino Compassi . Siccome entrambi si interessavano di extraterrestri, di complotti colossali e cose di questo tipo, dibattevano spesso fra loro, ma non senza penose divergenze di vedute.
    Ricordo che una volta, dopo aver ascoltato la storia del Nano Sodomita raccontata dal pelato, quello coi capelli neri una volta disse, col massimo candore: “adesso le dirò una cosa che le farà rizzare tutti i capelli in testa!”. Il pelato, un po’ tardo forse perché un po’ sordo, non ebbe il tempo di reagire che la platea rise e l’altro si rese conto immediatamente della comica gaffe in cui era incorso nei confronti del povero sventurato. Secondo Compassi, il Nano sodomita che il Gerbino affermava di aver incontrato a Zanzibar, sarebbe stato nientedi meno che un androide o un robot. Mel Gerbino inchiodato in un angolino se ne fece un patèma e incominciò ad agitarsi sulla sedia…dicendo che quello del Compassi era un “lapsus ...calamari”. Ahahaah...proprio per non stare dietro ai ciuchi che volano….
    Glob trotter di antico pelo, Mel Gerbino è oggi un settantenne opportunista e un po’ patetico, ancora in viaggio o in trip come un freak un po’ suonato - su un pianeta che nel frattempo è mutato, si è ristretto come un blue jeans troppo a lungo rilavato. Il nostro eroe si sforza tuttavia di apparire fresco e simpatico dando sfoggio – in rete come faceva un tempo durante le apparizioni televisive – di una prodigiosa memoria, che lo porta a elencare anche il numero di telefono del pizzaiolo napoletano che ha incontrato nel deserto dell’Australia oppure… nell’isola di Tonga.
    Divertente affabulatore orale, sulla pagina o nei blog perde buona parte del suo smalto, e il racconto dei suoi vagabondaggi e delle sue esperienze delude. Quanto alla rievocazione del periodo milanese di “ Mondo Beat”, sfiora il ridicolo quando, ricordando un incontro a Brera con Umberto Eco, arriva a dire che l’accendino che gli serviva per la pipa era un “aggeggio misterioso” con effetti “paralizzanti”, aggiungendo subito poi che tale aggeggio : “ ce l’aveva in dotazione anche Gianni De Martino, perché durante un’intervista con Elio Sparano, davanti alle
    telecamere della televisione italiana, alla prima domanda mi sentii mancare la parola, mentre De Martino, che aveva fatto scattare l’accendino per accendere una sigaretta, mi scostava gentilmente e si prendeva lui l’incombenza dell’intervista.” ( “Viaggi”;, Grasso Editori, Bologna 1990, pag. 183).
    Anche nel bellissimo e intenso libro di Philopat, "I viaggi di Mel", Gerbino mi attribuisce , ancora una volta, il possesso di “ un accendino da 007, di quelli che, al momento dell’accensione della sigaretta (Umberto Eco della pipa), emettono pure una scarica che colpisce la testa del ‘nemico’, procurandogli una leggera commozione cerebrale” . E ripete l’incredibile accusa di averlo usato due volte: “ una volta ai tempi di Mondo Beat, per paralizzarmi davanti a una cinepresa e prendere lui la parola; una volta in Marocco, per farne vedere il funzionamento all’ agente De Mattia, quello che lavorava all’ambasciata d’Italia a Casablanca.” Gerbino aggiunge nel suo Sito che adesso di tale parafernalia sarebbe dotato un certo “ C.R. Da Caltanisetta”.
    La paranoia è loquace. Ma il recidivo Melchiorre Gerbino non è un paranoico formale come il tenero Antonin Artaud e non ha neanche il genio di un Philip Dick. Si limita solo a ripetere ridicole accuse e mette nomi veri – e a dire il vero ne mette pure troppi. Come nel libro di Philopat “ I viaggi di Mel “ ( Shake edizioni), in cui critica le versioni della storia di “Mondo Beat” data da Fernanda Pivano in “ C’era una volta un beat” ( Arcana, Roma , 1976, 3° ed. 1988 ) e dal sottoscritto ne “ I capelloni” ( Castelvecchi,1997; poi con il titolo "Capelloni e ninfette", Costa&Nolan, 2008 ).
    “Critica” è, come ha notato qualcuno, un eufemismo, perché Mel Gerbino affastella numerose corbellerie parlando di nemici complotti massoneria vaticano agenti fotomontaggi infiltrazioni accendini da 007, attribuendomi l’accusa demenziale di essermi "infiltrato" in Mondo Beat in quanto agente del Vaticano, dei Servizi e della Massoneria, con la missione di perseguitarlo e addirittura di fargli la festa con la complicità di altri agenti... Si tratta di una storia demenziale e abbastanza triste di complotti immaginari e vacui, di cui il Gerbino sarebbe il centro, continuamente in fuga dal sottoscritto & altri “agenti del Vaticano” & dei “Servizi” travestiti da vecchi hippies. Un po’ come nel film a episodi diretto dal regista Steno “Capriccio all’italiana” dove per combattere i capelloni Totò si traveste da capellone, balla lo shake e contesta l’autorità.
    Dopo aver raccolto i tanti “sballi” del Gerbino che da un po’ di tempo ripete sempre la stessa storia da bad trip infestando siti e blog altrui, tra l’imbarazzo di parenti, conoscenti e amici, ecco quanto mi scriveva Marco Philopat:
    “ Nel mio piccolo ho seguito Melchiorre in ogni dove per capire cosa cazzo aveva nel cervello un elemento come lui e per dare una visione completa dei suoi assurdi viaggi, un punto di vista assolutamente originale di molte TAZ in giro per il mondo negli ultimi decenni, ma soprattutto mi interessava la sua parabola discendente, per sciogliere certi nodi esistenziali di questa mia generazione… Il romanzo à pura fiction ispirata ai suoi racconti orali e le voci parlanti sono una fusione tra me e quello che registrai ai tempi delle interviste con i vari personaggi che appaiono nel libro, così anche il linguaggio, quindi sballo; come nel caso di Andrea Bellini mi serve per svecchiare e dare una forma più fruibile nel presente… E’ una vecchia polemica
    dove ci sono tanti pro e tanti contro…Ho tentato in tutti i modi di dare sempre versioni diverse sui fatti che gli sono accaduti, infatti sulla storia di Marrakech, il prefreak romano da’ una sua interpretazione che probabilmente si avvicina alla realtà… Per quanto riguarda la parte storica, già volevo rispondere alla tua prima mail, ma sinceramente non vedo come hai potuto arrabbiarti per una cosa così delirante scritta da una persona che per tutto il libro si afferma paranoico…Mi auguro non ci sia bisogno di querele… Ci sono difficoltà ovunque nel mondo, e il rancore è ulteriore Napalm, una frase che ho ripetuto almeno mille volte a Gerbino…Per me la polemica con te è
    chiusa e se dovessi incontrarti per caso tornerei a rapportarmi come ai tempi della prima progettazione del libro in Calusca… Anche perchè continuo ad avere per te una profonda stima per tutto quello che hai realizzato e continui a realizzare. Ti ringrazio per aver definito il mio libro bellissimo e intenso, d’altronde mi è costato un mezzo esaurimento nervoso litigare su ogni frase con il Gerbino, ma alla fine credo di essere riuscito ad averlo spogliato della sua imbarazzante corazza egotica, almeno dal punto di vista letterario… E questo credo sia un
    valore aggiunto per fare emergere il lato oscuro di ogni scelta di libertà, come si legge nella quarta… Nessun ‘pizzo pagato alla demenza’, ne siamo usciti con leossa rotte tutti e due…Ti saluto, M. Phi./”( Comunicazione 10 gennaio 2005).
    Senonché, in questi giorni, dovendo presentare alla Tedogra Artgallery di Bologna il romanzo IL BARDO PSICHEDELICO DI NEAL di Dianella Bardelli ( ne ha comprato una copia anche Bifo) , il pelato si è rifatto vivo ripetendo le sue accuse in numerosi siti e blog di parenti, conoscenti e amici, mettendo tutti di nuovo in imbarazzo. “… Dotato del potere di ammaliare e successivamente annoiare in modo proverbiale i suoi interlocutori, Melchiorre - ha scritto Marco Rognoni - lascia dietro di sé interi capitoli dove la paranoia diventa assordante, esempio letale durante
    la sua permanenza in Marocco, dove crede di essere al centro di un complotto mondiale con lo scopo di eliminarlo. Pagine di delirio puro, nero”. Sì, sarà pure delirio puro & nero, però a spese della mia oscura immagine di “assassino, ladro, spia, impostore, scellerato, disonorato e mascalzone”, come scrive, e ripete a manetta in Siti vari e blog, con una prosa buffa e desueta da vecchia e romantica signorina molto perbene e amareggiata, quel povero sventurato di Melchiorre Gerbino recidivo.
    Insomma, e lo dico senza rancora ma piuttosto scocciato, mi vedo ancora attribuire cose che non ho fatto e addirittura riprovevoli. Una sana e stupida querela si renderebbe necessaria, ma mi rendo conto che forse le teste di minchia non sono materia giuridica. Qualcosa di Melchiorre Gerbino dev’essere sbarcato sulla luna. E tutto lascia supporre che si tratti del senno. Che fare? Si tratta di un caso davvero penoso e non credo che la Querela formalmente presentata alla Procura della
    Repubblica di Milano potrà risolverla, sia perché visto il personaggio borderline è difficile che Gerbino rientri in sé e la smetta con le sue accuse prive di fondamento e diffamatorie, sia perché in sede civile sarà difficile, direi impossibile, viste le sue sciagurate condizioni economiche, rientrare nelle spese legali. Insomma, può anche darsi che io sia un Pincopallino, ma Melchiorre Gerbino è proprio un Matto, un capolavoro inutile.
    Tuttavia Gerbino persegue con pervicacia da vecchio stronzo narcisista & amareggiato con i pantaloni arrotolati e un malefico mouse una visione granitica, fissa e contratta del proprio Io ipertrofico e del mondo. La paranoia si nasconde in genere nelle costruzioni complottistiche cospirazionistiche che attraversano la storia contemporanea e investono anche, nel suo piccolo e con esiti patetici, il “lato oscuro” e penoso di Mondo Beat e della "parabola discendente" del suo sciagurato “direttore” rimasto come fissato e quasi pietrificato “laggiù" da circa mezzo secolo. Così facendo, più che candidarsi al Nobel per la Letteratura ( che oggi non si rifiuta a nessuno"), il nostro Scemo del Villaggio pare purtroppo volersi candidare, al termine della “parabola discendente”, a una buona T.S.O. E’ quel che oggi temono parenti conoscenti e amici, stufi di essere tormentati e accusati di volergli fare la festa. Un’accusa che oggi Melchiorre ripete da lontano perché adesso l’anziano vagabondo si è imboscato a Manila, quasi-sicuro, vigliacco come pare, dell’impunità… In ogni caso, la paranoia classica è davvero diversa dalla schizofrenia moderna e dall’allegra e colorata dissidenza underground: si nutre infatti di stronzate colossali e del rifiuto della contraddizione e della complessità, oltre che,naturalmente, di un minimo di giudizio personale & critico.
    I wish you sincerely the best.

  • Trés bien ce post, je tiens a vous remercie pour cette brillante rédaction, bonne continuation.


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  • Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste 17 dicembre 2010 06:05, di Melchiorre Gerbino

    Melchiorre Gerbino dal Vietnam

    http://www.melchiorre-mel-gerbino.c...

  • Se puo’ interessare, nel mio sito www.melchiorre-mel-gerbino.com ho ripubblicato la “Storia documentata e illustrata del Movimento Mondo Beat e della nascita della Contestazione”, ampliata e approfondita. Nello stesso sito ho reso operativo il Blog L’Antivatico.

    Melchiorre Gerbino.

    Vedi on line : Storia di Mondo Beat e Blog L’Antivatico

  • Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste 5 marzo 2008 11:46, di Melchiorre "Paolo" Gerbino

    Se può interessare, nel mio sito

    http://www.melchiorre-mel-gerbino.com/

    ho pubblicato in questi giorni, finalmente in maniera esaustiva, la storia documentata e illustrata del Movimento Mondo Beat e della nascita della Contestazione.

    Della rivista "Mondo Beat" io sono stato il direttore.

    Melchiorre Gerbino.

    Copenhagen, marzo 2008

    Vedi on line : Storia documentata e illustrata di Mondo Beat e della nascita della Contestazione

  • Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste 28 novembre 2007 17:14, di Melchiorre Gerbino

    Questo ultimo Dalai Lama dacchè vive in Occidente assolve
    alla funzione di narcotizzare, con nenie ayurvediche
    tibetane, giovani irrequieti, che potrebbero agitarsi contro
    l’attuale ordine mondiale e contestarlo. Da ciò la grande
    importanza che i media gli attribuiscono.

    Ma questo é solo il lavoro di routine del Dalai Lama.
    Perchè c’é di più.

    In quest’anno 2007 il governo cinese, senza essersi
    consultato con la Santa Sede, ha riconosciuto come vescovo
    cattolico di Pechino monsignor Joseph Li Shan, un cinese che
    crede nella divinità di Gesù di Nazareth senza per ciò
    sentirsi obbligato a tradire gli interessi nazionali della
    Cina: figurasi con che bava alla bocca il papa ha dovuto
    dichiarare diplomaticamente "Sì! Sì! Joseph Li Shan é
    una brava persona!". Poco dopo averlo detto, il papa ha
    mandato il Dalai Lama da Angela Merkel e George W. Bush, con
    grande risonanza dei media, per null’altro se non per
    irritare il governo cinese, che difatti si é irritato, e
    quando noi italiani ci sarremmo attesi di vedere apparire il
    Dalai Lama in parlamento, il governo cinese ha minacciato
    che, se il Dalai Lama vi fosse apparso, avrebbe ritirato gli
    investimenti cinesi dal nostro Paese.

    I cinesi hanno così privato gli italiani di assistere a
    uno spettacolo squisitamente comico, che avrebbero dovuto
    interpetrare Tenzin Gyatso, Romano Prodi e i maggiori attori
    del parlamento italiano, per la regìa di Joseph Ratzinger.

    Secondo me il governo cinese sopravaluta il Dalai Lama, che
    non ha risorse autonome per minacciare la Cina, mentre non
    fa abbastanza per contenere l’infezione cattolica, il cui
    focolaio si é manifestato a Hong Kong, che minaccia
    seriamente di propagarsi.

    Con l’acquisizione di Hong Kong, da cui la Cina non ha
    tratto benefici, perchè i grandi capitali si sono spostati
    altrove, la Cina ha avuto lo svantaggio di acquisire una
    massa di cinesi snaturati dal colonialismo, che ammirano
    oltremodo la cultura inglese e soggiacciono al pontefice
    romano.

    E’ evidente che un cinese snaturato, come il vescovo cattolico di Hong
    Kong mons. Joseph Zen Ze-kiun, sia un pericolo reale per la
    Cina. Difatti il vescovo cattolico di Hong Kong mons. Joseph
    Zen Ze-kiun e i preti della sua area tradiscono la Cina,
    perchè obbediscono al peggiore nemico che la Cina abbia,
    il Vaticano, un tarlo che baca tutte le società dove si
    annida.

    Per proteggersi da questo tarlo, prima che il focolaio di
    Hong Kong la infetti tutta, la Cina dovrebbe bandire dal
    proprio territorio la pratica cattolica della CONFESSIONE,
    che é una pratica che fu istituita dall’Inquisizione ed E’
    INQUISIZIONE. Con la pratica della Confessione gli agenti
    del Vaticano estorcono segreti e plagiano menti per carpire
    beni materiali e creare simpatie per politici che
    simpatizzano col Vaticano.

    Una legge sull’interdizione della pratica della Confessione
    troverebbe fondamento giuridico nel fatto che, tra le
    confessioni che i preti cattolici raccolgono, ce ne sono di
    crimini che la magistratura cinese persegue d’ufficio e che
    pertanto i preti cattolici cinesi sarebbero obbligati a
    denunciare alla polizia, come qualsiasi altro cittadino
    cinese che ne venisse a conoscenza, pena la loro stessa
    incriminazione: non solo questi crimini il vescovo cattolico
    di Hong Kong mons. Joseph Zen Ze-kiun e i preti della sua
    area non denunciano alla polizia cinese, ma li svelano pure
    al Vaticano, il peggiore nemico che la Cina abbia!

    Se la Cina avrà bandito per legge la pratica della
    Confessione, alla giustizia cinese non resterà che
    applicare, a quei preti cattolici colti in flagrante mentre
    la praticano, la pena di morte (alto tradimento) da
    comminare nei lavori forzati a vita, di modo che le energie
    di criminali irrecuperabili venissero convertite dal
    disfattismo alla produttività.

    Non é il povero Tenzin Gyatso, che si guadagna da vivere
    come può, il vero pericolo per la Cina, ma Joseph
    Ratzinger, che manovra Joseph Zen Ze-kiun.

    Melchiorre Gerbino

    vafusex@yahoo.com

    Vedi on line : Questo Ultimo Dalai Lama

  • Se si consultano le voci dei personaggi storici nell’Enciclopedia Wikipedia, immancabilmente si nota come ciò che vi é descritto sia oltremodo lacunoso e sfuggente. Ciò perchè quelle voci non sono state compilate da studiosi di chiara fama ma da anonimi dilettanti col pallino di storici, che hanno scopiazzato i dati da altre enciclopedie. A colmare la misura, quelle voci sono state poi sistemate da anonimi factotum di Wikipedia, i suoi ’amministratori’, che sono andati a cercare riscontri nelle stesse enciclopedie da cui hanno scopiazzato i dilettanti: gli amministratori sono stati costretti a sfrondare aneddoti e dettagli da quelle voci, perchè hanno temuto, a copiarli paro paro da altre enciclopedie, di incorrere in denunce per violazione di copyright, o, a rimaneggiarli di propria iniziativa, di incorrere in inesattezze e svarioni, consci della propria ignoranza. Morale: dopo avere letto la magnifica voce ’Julius Caesar’ nell’Encyclopaedia Britannica e dopo averne letto l’abominevole in Wikipedia, viene spontaneo chiedersi: "Che scopo ha Wikipedia? Cosa sta dietro la facciata della Libera Enciclopedia on-line?". Io, che da più di un anno mi confronto con Wikipedia e mi ci scontro, posso fornire una risposta esaustiva in 4 parole: "Wikipedia é un business".

    Il direttore, Mr. Jimmy Wales, prima di fondarla aveva lavorato due anni alla Borsa di New York: esperienza che lo ha marchiato, questa della Borsa di New York, perchè Mr. Jimmy Wales ha poi concepito la Libera Enciclopedia on-line in questi termini: "A me, la borsa! A voi, le vostre storie!".

    E difatti il business consiste nelle ’donazioni’ che Mr. Jimmy Wales imborsa direttamente da una turba internazionale di millantatori e di impostori che si accalcano per apparire in Wikipedia a esaltarci la propria immagine e a mistificarci la propria storia. Nè Mr. Jimmy Wales avrebbe potuto venire incontro a questa sorta di clienti meglio di quanto non abbia fatto: per apparire in Wikipedia basta essere promossi da uno che vi é già apparso! Una volta che il nuovo cliente vi appare, e si mette la coscienza a posto con la ’donazione’, allora può descrivere alla propria voce, e tramandare come eventi storici, tutti i sogni che fin lì ha fatto a occhi aperti...

    Uno di questi impostori apparsi in Wikipedia, Gianni De Martino, vi si spacciava per "uno dei fondatori della rivista Mondo Beat", rivista di cui sono stato io uno dei fondatori e il direttore responsabile. Sconcertato che siffatta impostura potesse apparire in una enciclopedia, ancora ignaro del fatto che Wikipedia non rispondesse a criteri di sapere ma di profitto, io mi rivolsi ai suoi amministratori. Essi alla mia prima email fecero orecchie da mercante. La seconda gliela spedii in forma di lettera aperta, intestata pure a quotidiani e a intellettuali, e allora gli amministratori fecero la comparsata di quelli che si mettono super partes: "Gerbino e De Martino vadano a bisticciarsi lontano da Wikipedia!"- e lasciarono la voce "Gianni De Martino" così com’era, proteggendoci di fatto l’impostura. Alla terza email li minacciai: io e altri ’vecchi’ di Mondo Beat avremmo vandalizzato Wikipedia, a viso aperto e a oltranza, fin tanto che vi fosse apparso che Gianni De Martino era stato "uno dei fondatori della rivista Mondo Beat", e allora, minacciati nel business, gli amministratori bloccarono e oscurarono la voce "gianni de martino", ma non di meno il loro presidente italiano, tale ’Senpai’ (?), intervenne direttamente nella ’discussione’ di quella voce e promise a Gianni De Martino (che é uno che ovviamente ha pagato la ’donazione’) che gli avrebbe ripristinato la voce quando ’il maleducato’ (io) non si fosse fatto più sentire.

    E fu così, dopo questo primo approccio, che io cominciai a rendermi conto di cosa sia veramente Wikipedia, e del perchè la voce di Cesare vi appaia mortificata e quella di De Pincopallino magnificata.

    (continua!)

    Melchiorre Gerbino - Copenhagen, marzo 2007

  • Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste 27 gennaio 2007 11:31, di melchiorre gerbino

    Il confronto tra Melchiorre Gerbino e Wikipedia si sposta sulla voce "fernanda pivano wikipedia", nei "commenti" di essa.

    (a seguire il testo, come appare nei "commenti" della voce "fernanda pivano wikipedia"):

    PREMESSA

    Lo scrivente, Melchiorre Gerbino, e’ stato leader storico del Movimento Mondo Beat e direttore responsabile della Rivista "Mondo Beat" (Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 32 in data 30-1-1967).

    In "C’era una volta un beat", Arcana Editrice, 1976, l’autrice, Fernanda Pivano, scrive di Melchiorre Gerbino e pubblica foto di lui. L’interessato ha contestato la veridicita’ di quanto scritto su di lui nel citato libro "C’era una volta un beat" e ha contestato l’autenticita’ di una delle foto, in cui egli appare, pubblicata nello stesso libro. A conseguenza di cio’ Melchiorre Gerbino aveva apportato qui, nei "commenti" di questa voce "fernanda pivano wikikpedia", smentite e rettifiche, debitamente compilate nel suo scritto "Fernanda Pivano senatrice a vita - Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana". Questo scritto, che e’ stato fatto pervenire al Signor Presidente, a tutti i Senatori della Repubblica, a studiosi e intellettuali, a quotidiani e riviste, ed e’ stato pubblicato in vari siti Internet, e’ stato bannato dagli Amministratori di Wikipedia, proprio dal posto dove a esso e’ piu’ confacente apparire: qui, nei "commenti" della voce "fernanda pivano wikikpedia". Gia’ e’ parso improprio che da parte di Wikipedia sia stata promossa una campagna a favore di Fernanda Pivano senatrice a vita, e non tanto per il merito, quanto per l’assunto che una enciclopedia non dovrebbe promuovere campagne per alcuno: cio’ comunque non ha nuociuto a Melchiorre Gerbino, cio’ che invece gli ha nuociuto e’ che sia stata bannata la sua lettera aperta in cui egli rettifica quanto e’ stato distorto in "C’era una volta un beat", Arcana Editrice, 1976, libro che a oggi, 21.1.2007, viene pubblicizzato in questa voce "fernanda pivano wikipedia". Poiche’ di fatto dagli Amministratori di Wikipedia e’ stato negato a Melchiorre Gerbino di potere difendere la propria immagine e i propri interessi, prima di ripubblicare qui lo scritto dove egli li difende, l’interessato vuole ricordare agli Amministratori che i termini del confronto tra Melchiorre Gerbino/Mondo Beat e Wikipedia sono ormai di opinione pubblica poiche’ contestualmente riportati in altri siti Internet, e vuole ricordare altresi’ che l’anonimato di cui gli Amministratori di Wikipedia godono, per i loro regolamenti interni, verrebbe a cessare davanti alla Legge ove essi fossero chiamati a rispondere di danni morali e materiali. Ognuno si assuma dunque le proprie responsabilita’: Fernanda Pivano, Melchiorre Gerbino, gli Amministratori di Wikipedia.

    OGGETTO

    (segue il testo "Fernanda Pivano senatrice a vita - Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana" gia’ qui pubblicato).

  • Generazione X: un colloquio con Marco Philopat sulle culture antagoniste 14 gennaio 2007 12:46, di Melchiorre Gerbino

    Il confronto tra Melchiorre Gerbino e Wikipedia si sposta sulla voce "giuseppe pinelli wikipedia", nei "commenti" di essa.

    Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Discus..."


    Melchiorre Gerbino chiede che sia tolta dalla voce "giuseppe pinelli wikipedia" la seguente frase:

    (Giuseppe Pinelli)"Nel mese di novembre del 1966 già militante anarchico, diede appoggio a Gennaro De Miranda, Umberto Tiboni, Gunilla Hunger, Melchiorre Gerbino, Tella e altri ragazzi del giro dei cosiddetti capelloni per stampare le prime copie della rivista Mondo Beat nella sezione anarchica "Sacco e Vanzetti" di via Murilio.".


    Risponde Sbìsolo, "amministratore" di Wikipedia a Gerbino:

    Instaurare un dialogo si fa vieppiù difficile ma ritengo utile precisare alcuni punti:

    1 questa è Wikipedia in italiano e non Wikipedia Italia (si fa distinzione per lingua, non per nazione)

    2 Per lo stesso motivo non esistono Wikipedia Albania o Zimbabwe

    3 Wikipedia non è un "business"

    4 Come si fa a "ritirare dal web" un testo?

    5 Gli amministratori di Wikipedia in italiano, cercheranno di utilizzare gli strumenti necessari ad eventuali eventuali azioni vandaliche sulle voci di Wikipedia.
    — Sbìsolo 01:00, 12 gen 2007 (CET)


    Replica Melchiorre Gerbino a Sbìsolo:

    "Essendo io stato uno dei tre fondatori del Movimento Mondo Beat, assieme a Vittorio di Russo e Umberto Tiboni, ed essendosi al momento della fondazione deciso di dotare il Movimento di una rivista, di cui io mi sarei assunto la direzione, io creai una societa’ denominata "Mondo Beat" che a mio nome registrai alla Camera di Commercio di Milano e andai di persona a chiedere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti della Lombardia e la ottenni (cosa che non era facile) e allegando questa doppia documentazione feci domanda al Tribunale di Milano di assere autorizzato a pubblicare il quindicinale "Mondo Beat", in qualita’ di direttore responsabile dello stesso. Diressi poi la rivista "Mondo Beat", che divenne storica, perche’ da essa nacque La Contestazione, che dal 1967 si propago’ in Italia e dal 1968 in Francia. "Mondo Beat" e’ pertanto sinonimo di Melchiorre Gerbino e voi non potete fare citazioni della sorta come quella che si legge in questa voce "giuseppe pinelli wikipedia", perche’ e’ lesiva dell’ immagine di Pinelli della mia e di quella di "Mondo Beat". La citazione, ove fosse stata corretta, avrebbe dovuto suonare cosi: "Nel novembre del 1966, nella sezione anarchica "Sacco e Vanzetti" di Milano diede il primo colpo di manovella di ciclostile a "Mondo Beat", rivista in cui sarebbe stata formulata l’ideologia, la metodologia e la terminologia de "La Contestazione", che dal 1967 si propago’ in Italia e dal 1968 in Francia. All’evento della stampa del primo numero di "Mondo Beat" presero parte Melchiorre Gerbino, il direttore della rivista, Gunilla Unger, la sua compagna svedese, Umberto Tiboni, uno dei tre fondatori, Gennaro De Miranda e Carmen Russo".

    MORALE DELLA FAVOLA: poiche’ anonimi siete coloro che decidete come le voci debbano apparire in Wikipedia (i cosi detti "amministratori") e non di chiara fama come dovreste essere, trattandosi di una enciclopedia, e poiche’ vi dimostrate, oltre che ignoranti, anche di parte, e poiche’ siete scorretti, perche’ vi appropriate dell’immagine di qualcuno, come avete fatto con la mia, quella di uno che non voleva apparire nel vostro business, e per giunta l’ avete prima ridicolizzata, poi penalizzata con la "cancellazione", io di conseguenza vi ho chiesto di bannare dal vostro business tutti i termini "melchiorre gerbino" e "mondo beat". Ma voi siete cosi prepotenti da volere imporre a tutti, volenti o nolenti, il vostro gioco. Voi mi dite: questo e’ il mazzo di carte di Wikipedia, tu sei nel gioco ormai, perche’ sei stato messo online, come facciamo a ritirarti dal gioco?! Sii civile, Gerbino, studia Wikipedia, pensa Wikipedia, caca Wikipedia... ORBENE io il vostro mazzo di carte truccato lo strappo e ve lo tiro in faccia, e se voi avete creduto di avermi intrappolato nel vostro gioco del Grande Fratello, sappiate che avete intrappolato una bomba all’idrogeno.------- Melchiorre Gerbino

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