Forza cani!

20 novembre 2003 Letteratura e arti
Forza cani!

Forza cani: si chiudeva così una splendida poesia di Nanni Balestrini, vero tourbillon di metonimie in cui il nome del più fidato tra gli amici dell’uomo si sostituiva a qualsiasi altra cosa, a rappresentare una deviazione malata dalla complessità al monodimensionale che ci lasciava, per dirla con Balestrini stesso, "col cane in gola", e a riaffermare - è proprio il caso di dirlo - in coda, la speranza che quei cani (noi cani) trovassero la forza e la dignità della ribellione. Forza cani si intitola anche il primo lungometraggio della milanese Marina Spada, storia di poesia al margine ( e di margine della poesia) che, seguendo il filo della vita di un barbone che graffia sui muri i suoi versi, narra di una Milano altra, affatto ’da bere’. Ma non è di questo che voglio parlare, perché, al di là delle sue indubbie qualità artistiche, Forza can i assume importanza a causa delle modalità particolarissime della sua produzione. Il cinema è arte costosa e, tra il dire di una pur eccellente idea e il fare della sua pratica realizzazione, c’è sempre un vero oceano, spesso in tempesta, quello della possibilità di reperire i mezzi finanziari necessari a trasformare quell’idea in un’opera. Ed è qui che sta il salto di Forza can i : per realizzarlo Daniele Maggioni, produttore coraggioso che dopo il successo ottenuto con Pane e tulipani ha lasciato la via vecchia per una nuovissima, è partito dal Web. C’è qualcuno che ha voglia di investire dei soldi per realizzare questo film? All’appello hanno risposto un centinaio di persone. Poi è riuscito a mettere insieme una troupe di veri professionisti che hanno accettato di lavorare con lui in cambio di una compartecipazione agli utili. Infine ha deciso di girare in digitale e, per la distribuzione, di saltare a piè pari il tradizionale circuito delle sale, affidandosi, invece, a quello di Centri sociali e Case della cultura. Et voilà: il miracolo è fatto. E’ nato così un nuovo film, prodotto da più di 200 persone, le quali hanno contribuito non solo con il loro lavoro, o i loro soldi, ma anche con suggerimenti, spunti, pareri. Maggioni l’ha definito ’metodo partecipativo’ ed è la dimostrazione di come, anche grazie a certe tecnologie, sia ancora possibile ritagliarsi degli spazi indipendenti in un universo che appare, a primo sguardo, popolato da sole major. In campo letterario, d’altra parte, muovono i primi passi esperienze come quelle della stampa a richiesta, che sfrutta il circuito estesissimo della Rete. Ci sono, insomma, piccoli, ma significativi segnali di speranza... Forza cani!

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