Dittatorelli e sovranucci

19 novembre 2003 Politica e movimenti
Dittatorelli e sovranucci

Hanno una caratteristica in comune certi dittatorelli e sovranucci di ieri e di oggi. Quella di calare braghe e dignità quando la festa è finita. Quanti frignoni si scoprono allora dietro la mascelluta presenza, sotto il pugno di ferro, appena dietro un’interminabile lista di inutili crudeltà. Come certi coronati nostri che, dopo un ventennale flirt con quanto di peggio offriva l’Europa a mezzo del secolo scorso in fatto di reazione bieca e razzista, non esitarono un attimo a tagliare la corda quando i nuovi padroni si fecero sotto, a suon di cannonate, dalle parti di Anzio. Si sa, quando la nave affonda, i topi scappano. Prontissimi, dopo un cinquantennio, a riciclarsi da Primi Monarchici Littori Italiani a Primi Tifosi Juventini & Repubblicani, senza paura alcuna del ridicolo. Che tempra! Sua Eccellenza, il Generalissimo Augusto Pinochet, gloria del Cile, l’impavido fustigatore di biechi socialcomunisti, il persecutore integerrimo di ogni inutile e fastidiosa democrazia, lui che cannoneggiò La Moneda, che aprì i cieli di Viña del Mar agli elicotteri della Cia, che protesse, fucilazione dopo fucilazione, la Sacra Privatissima Proprietà dei Proprietari ed oligarchi cileni e salvò dalla Nazione il prezioso rame della Nazione, per poi regalarlo agli Yankee, proprio lui, che non esitò a far tagliare le mani a un cantautore ribelle e rompipalle che si chiamava Victor Jara, l’uomo che, se solo gli girava, ti mandava allo stadio di Santiago e poi chissà, è lì, che la fa franca fingendo di essere un po’ svanito…. Proprio lui, ma che brutta figura! Devono esserglisi atrofizzati gli zebedei, se uno come il Prode Augusto prende tanta paura al solo pensiero della galera (che alla sua età si sarebbe comunque trasformata in una qualsiasi forma di arresti più o meno domiciliari e dorati) al punto di servirsi di mezzucci del genere… Invocare l’insanità mentale… per quanto parziale. Come un truffatorello qualsiasi, come un delinquente comune, lì a frignare: sto male, sto male, ahi, come sto male! A far finta, come un personaggio pirandelliano in abiti lugubri, di esser mezzo matto: pietà, pietà, in fondo sono solo un vecchietto un po’ rincoglionito. Che vergogna…
D’altra parte, diciamo la verità, che un tipo del genere, che se ne andava in giro in divisa bianca, sommerso da medaglie e madagliette che si era appuntato da sè, neanche fosse Napoleone Bonaparte, ammazzando là, incarcerando qua, fucilando su e torturando giù, non fosse un tipo normale noi lo avevamo sospettato da tempo. Che lo si dica ufficialmente, in fondo, non ci dispiace poi tanto. Come mai i potenti della terra non se ne erano mai accorti? Noi l’avevamo detto subito che il Cile era caduto nelle grinfie di un pazzo criminale e sanguinario. E dire che lo hanno trattato da persona seria, sana, affidabile, per decenni. Ma ok, va bene così. Però bisognerebbe essere conseguenti. Niente galera, ma un bel soggiorno in manicomio criminale, magari chiuso in una gabbia come quella di Hannibal the Cannibal. Sarebbe una soluzione equa e che farebbe soddisfatti tutti.
E il Procuratore Carlo del Ponte, da L’Aja, che ne dice? Il caso non è di competenza del Tribunale Internazionale forse? O possiamo comunque sperare in una dichiarazioncina a titolo personale? E i media italiani, che praticamente hanno taciuto sullo scandalo cileno, dando più spazio al concerto di Alex Britti e alla vacanza italiana di Naomi, dedicheranno mai una riflessione a un tale imbarazzante e noioso argomento? I Vesponi Politiconi avranno il coraggio (e l’interesse) di rischiare lo share per avere la soddisfazione di guardarsi dopo tanto tempo allo specchio senza provare imbarazzo? Ma infine fate pure quello che vi pare, finché potete, tanto la nostra Festa non è più rimandabile, statene certi, si avvicina, e quello che ci interessa veramente non è fare i conti con gli uomini, nemmeno se sono i gallonati fantocci del Pensiero Unico e della Ragione Economica. Ciò che conta davvero è fare i conti con la Storia. E quella è un’altra faccenda. Non c’entra il Codice e i suoi cavilli, c’entra l’Etica e una roba fuori moda che si chiama Giustizia e che con Legge spesso ha poco a che fare…
Gentile Generale, Lei, mi creda, non la scamperà comunque, la condanna è già stata pronunciata in questo mondo, e nell’altro, se esiste, sia fiducioso, le hanno riservato un Girone tutto personale. Dia ascolto alle parole di un ateo giacobino: se Dio c’è, oggi lotta insieme a noi, se non c’è, ci penserà la memoria degli uomini a farne le veci. E noi ricordiamo, ricordiamo tutto, nonostante le vostre flebo di raggi catodici e falsa coscienza, e faremo in modo che i nostri figli, dopo di noi, non dimentichino. Arrivederci a presto, Señor General…

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