[Delicatessen 98] Napoli nobilissima

Quotidiani E-Polis - Ed. Nazionale, 2006 4 novembre 2006 Politica e movimenti
[Delicatessen 98] Napoli nobilissima

Napoli è la mia città. Vilipesa, offesa, ‘ncammuriata sino al midollo: da secoli, non da poche settimane. Umiliata da lustri di dominazione straniera, affamata dal feudo e dalle ‘Terre del Sacramento’, patria di Sanfedisti straccioni che, con la Santa Croce in mano, massacrarono coloro che li volevano liberi e civili. Accorgersene solo oggi, parlare d’emergenza a chi, come me, in quella città è nato e cresciuto in un clima di emergenza continua e quotidiana, fa uno strano effetto. Solo ieri certi suoi governanti ignoravano ostentatamente giovani autori come Saviano, che mettevano il dito nella piaga, la città tutta, i suoi intellettuali, hanno più o meno snobbato un romanzo fantastico e spietato come Sandokan di Balestrini. Quasi che parlarne non fosse bon ton. Eppure Napoli, che era camorrista ben prima dei Mille, lo divenne definitivamente quando, in nome dell’Unità, si strinse il patto scellerato tra capitalisti del Nord e baroni meridionali che abbandonò il Sud nelle mani dei feudatari e dei loro campieri. Napoli è un problema italiano, nazionale, non locale: non si risolve solo a Napoli. Ma Napoli è anche la città di Giordano Bruno, di Vico, di Filangieri, la città delle Quattro Giornate. Misera e ricchissima, colta e violenta, crudele, mi è stata matrigna per quasi trent’anni. Napoli è la mia città, una grande capitale, Onorevole Calderoli, che agonizza, ma, mi creda, altro che fogna, i panni stesi al sole stanno a testimoniarlo: noi, che gli arabi li abbiamo accolti per primi, abbiamo imparato da loro a lavarci ben prima di lei.

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