Delicatessen [50] Facce di bronzo

7 novembre 2005 Politica e movimenti
Delicatessen [50] Facce di bronzo

La politica italiana è la patria dei coup de théâtre, dei colpi di scena. Che a volte sono così repentini da lasciarti senza fiato. Siamo noi che abbiamo inventato il trasformismo, noi la patria di Fregoli: la classe non è acqua! Quando poi ne capitano due in una sola settimana allora proprio non posso esimermi dal parlarne. Il primo è stato il Berlusconi pacifista. Appena lette le sue neonate professioni di non violento oppositore alla guerra in Iraq sono andato a controllare sul mio diletto Palazzi-Folena il significato della locuzione ‘faccia di bronzo’. Lì c’è scritto: “non vergognarsi di nulla; averne l’ardire o la sfrontatezza”. Definizione insoddisfacente: per descrivere il trasporto con cui Lui può pronunciare qualsiasi sproposito, la nonchalance con la quale è capace di smentire se stesso, il Palazzi-Folena non basta, ci tocca scomodare addirittura il Pessoa de ‘Il poeta è un fingitore’, quello che finge talmente bene da convincere se stesso. Insomma, nel suo campo, il Presidente è un artista: peccato che le repliche del suo show stiano per terminare e che il popolo impresario (e sovrano) pare proprio che non abbia intenzione di rinnovargli il contratto.
Il secondo colpo di scena lo dobbiamo all’Onorevole Boselli, che dal palco del neonato partito che accomuna SDI, Radicali e craxiani sfusi, ha detto qualcosa che io attendevo da anni che qualche politico italiano dicesse: la nostra prima priorità sarà la scuola pubblica, la seconda anche, la terza idem. Sono rimasto fulminato sulla via di Damasco. Era ora! Di questo dobbiamo essere grati a Boselli, Pannella e Bobo Craxi. Faremo di necessità virtù, ma, sinceramente, avrei preferito esserne grato a qualcun altro.

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