Delicatessen [39] Genova: ricominciamo a ricordare.

21 luglio 2005 Politica e movimenti
Delicatessen [39] Genova: ricominciamo a ricordare.

Sono passati quattro anni, più di millequattrocento giorni, quasi trentacinquemila ore. Ma nessuno di noi ha dimenticato Genova. Perché, in qualche modo, è proprio a Genova che è cominciato tutto questo. Quasi si chiamasse Sarajevo e non Genova. Nessuno di noi ha dimenticato Genova, né Piazza Alimonda. Non se ne è dimenticata nemmeno quella parte della nostra Sinistra che fa finta di averla dimenticata: la stessa, più o meno, che quel sabato 21 luglio consigliò a tutti di restare a casa e che per fortuna nessuno ascoltò. Delle cui ragioni, pietosamente, ci siamo dimenticati. Non si è dimenticata di Genova nemmeno quella cricca di signori in divisa che per due giorni ha torturato, picchiato, colpito, ucciso, nelle strade, alla Diaz, a Bolzaneto. Non se ne è dimenticato il Dott. Canterini, che in divisa atlantica diede inizio alla mattanza alla Diaz e che recentemente, a processo ancora aperto, è stato promosso, quasi che fare il poliziotto fosse il mestiere più bello del mondo, un mestiere nel quale più la fai grossa, più violi le leggi, più sei violento, più fai carriera: promosso per demeriti speciali. Non se ne sono dimenticati nemmeno gli avvocati, le parti lese, gli imputati, i PM, i giudici dei processi in corso, o in corsa verso la prescrizione, e di quelli che nemmeno si sono fatti. Non se ne sono dimenticati Haidi e Giuliano Giuliani. Ma non basta non dimenticare. Bisogna fare di più: occorre che iniziamo a ricordare. E per ricordare bisogna tornare ad immaginare e ad accettare che ognuno ricordi e immagini a modo suo, perché, come ha scritto Antonio Caronia, «se di mondo possibile ce ne dovesse essere solo un altro, staremmo freschi. Tanto varrebbe tenerci questo.»

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