Delicatessen [36] -Competitività...

3 luglio 2005 Costume e società
Delicatessen [36] -Competitività...

Diamo la verità: non è vero che tutta l’industria italiana vada male. Dipende. Da cosa produci e a chi lo vendi. In Colombia, in Congo ed in Cina (sì, proprio nella maledetta Cina, nemica dei commercianti padani) certe industrie italiane fanno affari d’oro e in generale riescono brillantemente a tenere fronte alla concorrenza straniera. E se al telegiornale della sera vedete qualche decine di morti ammazzati dalla guerriglia in Congo e in Colombia, o giustiziati dalla repressione cinese, non siate pessimisti, non doletevi troppo: in realtà sono affari d’oro per l’unica industria italiana che non conosce recessione: quella delle armi. A dirlo (a ripeterlo, anno dopo anno) è un rapporto di Amnesty International, G8: esportatori globali di armi. Sappiamo così per l’ennesima volta la verità più conosciuta, rimossa e ignorata della politica internazionale e dell’economia planetaria: che più dell’ottanta per cento delle armi vendute e costruite nel mondo provengono da sei dei paesi del G8 (Italia compresa) e, si potrebbe aggiungere, molti vengono poi a provarle proprio nei poligoni sardi. Insomma, la guerra è un gran bell’affare, e la novità non è certo questa: è sempre stato così, l’unico a ignorarlo, povera anima, è Bush, ma lui è l’unico a non rendersi conto di essere stato il primo Presidente a perdere una guerra appena dopo averla dichiarata conclusa. Dunque. La novità è, piuttosto, che ormai a morire in guerra siano - nell’assoluta maggioranza, il novanta per cento - i civili. Che a ben guardare è, però, anch’esso un dato fortemente positivo: la tecnologia funziona, protegge bene i nostri soldati: certo, poi c’è qualche, come si dice? danno collaterale. Ma non fa notizia.

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