Delicatessen [19] - Dialogo con Luzi: diversi come due gocce d’acqua.

3 marzo 2005 Letteratura e arti
Delicatessen [19] - Dialogo con Luzi: diversi come due gocce d’acqua.

A Firenze, martedì mattina, è morto Mario Luzi. Era un poeta, un nome importante della nostra letteratura, tra i maggiori del Novecento. Io, sinceramente, non ho mai amato i suoi versi, troppo lontani dal mio modo di intendere la poesia perché io potessi restarne colpito, anche se capivo bene la qualità formale dei suoi testi: eravamo, come si dice, su due sponde opposte, se pure è consentito a uno come me, tanto più giovane, tanto meno abile di lui, di istituire un rapporto del genere. Mi aveva infastidito moltissimo anche la sua reazione piccata al Nobel di Fo, mentre l’alzata di scudi dell’Accademia dei Lincei mi parve tanto antica da declinare nel vieto. A me piace il teatro di Fo, tanto quanto sono lontano dalla poesia di Luzi. Qualche tempo fa, in occasione della sua nomina a Senatore a vita, Liberazione mi chiese di intervistarlo. Io opposi resistenza: che avevamo da dirci Luzi ed io? Mi convinse la cortese cocciutaggine di Roberta Ronconi. E ne venne fuori, al contrario di quanto pensavo, un dialogo, almeno per me, interessante ed avvincente. Perché, più che di poesia, direi entrambi spontaneamente, parlammo di realtà. Luzi si era già schierato, aveva preso posizione in difesa della democrazia. E pronunciò parole dure, dure quanto quelle del quasi giovane poeta che lo intervistava: «Penso anch’io che viviamo in un momento di grande tragicità. Tragicità che sfugge a molti, che rimangono nell’indifferenza. - disse Luzi - Non è la prima volta che intervengo su questo tema. Ma appena potrò, lo farò nuovamente anche in Parlamento. Non si può sbriciolare un aggregato così prezioso come una Costituzione, che è costata tante esperienze anche drammatiche di un paese, in quattro battute scambiate al bar di Montecitorio, o in osteria. Lo trovo un atteggiamento vergognoso. Questi squilibri credo siano davvero deleteri. Anzi, peggio, distruttivi.». L’etica, infine la politica, riunivano, in quel nostro dialogo, ciò che l’estetica aveva diviso. E ancora non so dire se ciò sia stato un fausto auspicio, o un triste presagio. Il resto, il suo linciaggio mediatico ad opera dei ghigni gasparreschi dei soliti noti è storia appena di ieri, che tutti conoscete. Oggi è difficile, per un laico come me, dire addio a un credente, animato da una fede intensa, radicale, come quella di Luzi: posso farlo, probabilmente, solo alla maniera del Foscolo, serbandone memoria. Ed io del dialogo con Luzi e delle sue parole, statene certi, serberò memoria. E infinito rispetto.

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