Delicatessen [16] - Manu Chao e l’Italia

11 febbraio 2005 Costume e società
Delicatessen [16] - Manu Chao e l’Italia

Manu Chao va giù duro con l’Italia e riapre ferite invero mai chiuse, quelle del G8: vicende sulle quali la maggior parte della stampa italiana sta bene attenta a mettere la sordina, tanto è vero che, nonostante proprio in questi giorni si stia celebrando un processo importante che riguarda quegli avvenimenti, nessuno ne parla, né su carta, né via video.
E’ dal G8 in avanti che ci si accanisce contro di lui, racconta Manu Chao in una intervista a Le Monde 2 e denuncia cose inquietanti, nonché imbarazzanti per un paese democratico: « In Italia bisogna sorvegliare i camion, evitare di ritrovarsi con un chilo di cocaina nascosta nel materiale, non rispondere ai poliziotti camuffati da giornalisti nelle conferenze stampa (..) ci sono poliziotti davanti ad ogni sala dove suono». Un clima di intimidazione, insomma, degno di un vero regime. Comprendo l’indignazione del musicista, ma come faccio a stupirmi per faccende del genere, visto che il paese nel quale vivo è un paese dove si censura qualsiasi cosa, persino Socrate e Moliere, in cui la discussione politica si è ridotta all’appello, troglodita e maleagurante, della lotta del Bene (assoluto) contro il Male (altrettanto assoluto), in cui l’unica proposta politica di certi Eletti del Popolo è quella di seguire, ciecamente, l’Unto del Signore? Caro Manu Chao da noi è normale che sia così, a questo punto ogni colpo è permesso e, se non è possibile prevenire con massicce campagne di rimbecillimento collettivo via etere, o con dosi pantagrueliche di bugie, con mistificazioni e oscure manovre (vedi le ultime vicende della Commissione di indagine su Ilaria Alpi), ecco che tornano utili le vecchie cure questurine: un infiltrato qui, un po’ di ’roba’che scotta là, l’allarmismo diffuso sapientemente che fa abbassare le saracinesche, e il gioco è fatto, comunque. "E’ ridicolo - dice Manu Chao - ai miei concerti non sono mai accaduti incidenti!". Ma si sbaglia, non è ridicolo affatto: è tragico, perché per certa gente che governa l’Italia è il fatto stesso che a un artista libero sia permesso di esibirsi a costituire, in sé, un incidente, un vulnus della loro libertà di rubarsi quella di tutti gli altri. A Manu sembrerà strano, ma in Italia, per gente come Gasparri, Calderoli, o Bondi, l’essere in disaccordo con loro è reato. Se no, che democrazia è quella nella quale non si è più liberi di ingannare il prossimo, perché al primo menestrello che passa è permesso di salire sul palco e sputtanarti, dicendo la verità?

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