[Delicatessen 130] Spirito di corpo con Prefetto

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Delicatessen 130] Spirito di corpo con Prefetto

Non erano bastate ore di girato, migliaia di fotografie, centinaia di testimonianze. Nemmeno lo smascheramento della montatura più plateale, quella della molotov ritrovata nella Diaz. Nulla di tutto ciò sinora aveva intaccato il muro di gomma, sostanzialmente bipartisan, eretto intorno ai fatti di Genova. A costo di far sfuggire proiettili e sassi alle comuni leggi fisiche. Ci sono voluti sei anni, ma infine una crepa si è aperta: Fournier, uno di quelli che entrarono alla Diaz nella maledetta notte di sabato, infine ha parlato. Speriamo che questa crepa al più presto si allarghi, perché infine sia fatta luce sui fatti di Genova, sui due giorni ‘cileni’ che festeggiarono il primo mese del Governo Berlusconi. Io, che a quegli eventi ho dedicato un po’ del mio tempo, sono rimasto colpito da due aspetti delle dichiarazioni di Fournier. Prima di tutto un aspetto tecnico: egli dichiara che in quei giorni a molti dei suoi colleghi di altri reparti furono distribuiti caschi e cinturoni bianchi del Mobile di Roma. Perché? Forse per rendere ancora meno identificabili gli autori di già preordinate violenze? Poi un’osservazione etica, ma non solo. Fournier dice di aver taciuto sei anni per spirito di corpo. A parte che di forze di polizia con tale spirito di corpo faremmo volentieri a meno, resta da chiedersi quanti altri, come lui, hanno taciuto e continuano a tacere. Parleranno? Chissà. Tante cose sono cambiate da allora in Italia: acqua passata che, come Godot, aspetta una Commissione d’inchiesta. Tante cose sono cambiate, tranne una: il Capo della Polizia, il Prefetto De Gennaro.

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