Delicatessen [13] - Un paese normale: l’Ytaglia (seconda puntata)

20 gennaio 2005 Costume e società
Delicatessen [13] - Un paese normale: l’Ytaglia (seconda puntata)

La settimana scorsa, su queste stesse pagine, invocavo che l’Italia tornasse ad essere un paese normale: un posto dove viaggiare in treno sia sicuro, dove si perseguono i reati gravi (tipo falso in bilancio, bancarotta, associazione mafiosa) e si tollerano i comportamenti ’diversi’, un paese nel quale le leggi si fanno nell’interesse dei cittadini e a nessuno viene in mente di sostenere che aumentare i privilegi di qualcuno (sempre i soliti) sia nell’interesse di tutti. È vero, con Di Canio ero andato giù duro, dandogli del fascista (lui magari ne va fiero), ma per una consimile carnevalata il Principino Harry è stato inviato a visitare Auschwitz da suo padre, il Principone. Non chiedevo tanto per Di Canio: mi sarebbe bastato qualche turno di guardia alle lapidi dei Caduti della Resistenza …
Devo dire che i segnali che mi giungono dopo qualche giorno sono contrastanti. In Puglia le primarie le vince un gay, comunista: batte addirittura un economista (!) per di più di centro. Proprio come in qualsiasi paese normale. Perché non è detto che si vince sempre al centro. Si vince al centro, a destra e anche a sinistra... Forse è arrivato il momento in cui i poveri cristi (quelli come me) decidono finalmente di votare quelli che difendono gli interessi dei poveri cristi e la smettono di votare quelli che gli promettono che da domani loro non saranno più poveri cristi e quindi che ti frega se il programma è sterminare i poveri cristi, visto che, se voti Lui, magicamente, tu, domani, non sarai più un povero Cristo? Non so. Intanto in Puglia Vendola vince e - cosa fondamentale - sembra che tutti gli altri vogliano stare ai patti. Che è una bella lezione di democrazia.
Per altro verso, invece, Lui minaccia morte, peste e carestia se vincerà il Komunismo: i cieli si oscureranno e Dio stesso ci maledirà per non aver ascoltato l’Unto Suo. Una roba da brividi. Ma lui ci crede: fa niente che, a guardar bene la faccenda, da quando è al governo Sua Signoria, la miseria si stia mangiando i miseri, la carestia sia così globale da averci fatto consumare anche i sogni e la peste dell’integralismo e del neofascismo si stia diffondendo - con tanto di pernacchie ai pochi che se ne scandalizzano. Per la morte non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Carlo Giuliani a Nassirya, da Enzo Baldoni al povero cuoco campano di cui si è dimenticato ormai anche il nome, a Quattrocchi, a tutti i militari avvelenati lentamente dal suo uranio pacificatore, ma, ahimè, anch’esso impoverito.

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