Delicatessen [12] - Un paese normale: l’Ytaglia

15 gennaio 2005 Costume e società
Delicatessen [12] - Un paese normale: l’Ytaglia

Certo che viviamo in un paese davvero strano: un paese dove un qualsiasi Karaoke Fiorello, che passa il suo tempo a parlare con fontane e lampioni, può permettersi di mandare a quel paese uno dei più importati poeti europei viventi, ed ha pure la fortuna che qualcuno (tutti) pubblichi le sue esternazioni e che svariati Ministri della Repubblica gli diano ragione. Un paese, il nostro (il loro?) in cui un qualsiasi esagitato, in mutande e a petto nudo, può gioire per un gol facendo il saluto romano davanti a decine di migliaia di tifosi, senza che a nessuno venga in mente - viva la Repubblica antifascista! - di denunciarlo, o quantomeno di consigliargli di dare un bel taglio a certe squallide esternazioni, anzi c’è pure qualche vecchio comunista che lo giustifica, nel timore che si voglia censurare la libera (libera!!) espressione del pensiero. Un paese, quest’Ytaglia, come la chiamava il grande Emilio Villa, in cui scatta anche la crociata contro le sigarette, proibite da un Governo che pure, non solo non le mette fuori legge, ma anzi ne ha il monopolio e che certo non si sogna nemmeno di far stampigliare sul cofano di tutte le auto una bella scritta che reciti: le sostanze di scarto dei motori sono gravemente dannose per la salute - l’auto uccide. E’ lo stesso Governo (il primo, credo, nella storia d’Italia) che, pur avendo suoi membri coinvolti in indagini a proposito di traffico e consumo di cocaina, si dà un gran da fare per proibire la marijuana (che è sostanza innocua, anzi utile nel trattamento di svariate patologie) non dimenticandosi di fare la solita leggina ad personam, grazie alla quale - se mai tale iattura entrerà in vigore - se troveranno un notabile con in tasca un grammo di cocaina, non gli succederà nulla, mentre a vostro figlio (padre, nipote, cugino), cuccato con due canne, daranno un bel numero d’anni di galera.
Insomma: l’Ytaglia è davvero un posto singolare, un paese nel quale, nonostante più della metà delle linee ferroviarie siano a binario unico e senza sistemi di sicurezza adeguati, si progetta di fare il Ponte sullo Stretto e di sestuplicare le linee già doppie, o quadruple. Ma, almeno per questo, la soluzione c’è: potremmo tassarci, come per lo tsunami, con 1 euro via SMS: siamo circa 60 milioni e con 60 milioni di euro forse riusciamo ad ottenere almeno ferrovie degne di questo nome. Dopo, però, loro si dimettono e noi li accompagniamo all’uscita con una bella pernacchia liberatoria e torniamo ad essere un paese normale.

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