[Delicatessen 119] La Bindi ghibellina...

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Delicatessen 119] La Bindi ghibellina...

A questo punto non manca che la scomunica. Ma ho fiducia che presto arriverà, anche se mi parrebbe di cattivo gusto ricominciare proprio da Rosy Bindi, avendo trascurato di farlo con gente di ben maggior spessore, come Mussolini, Franco, Pinochet (che anzi poteva con giusto orgoglio mostrare le foto che lo ritraevano mentre veniva benedetto da quel sant’uomo del predecessore di Benedetto). Dite che esagero? Non credo, perché questo documento della CEI che tenta di obbligare i politici cattolici a dire no ai Dico è anche peggio del ‘non expedit’ che il buon Pio IX, arrabbiato per le cannonate con cui lo stato laico e risorgimentale riconquistava la sua naturale capitale, emanò nel 1874, proibendo di fatto la partecipazione dei cattolici alla vita dello stato. Per carità, anche quella era un fior di ingerenza, un’ingerenza che ha privato la società italiana del contributo dei cattolici per decenni, impoverendola con una sorta di embargo morale, ma almeno lasciava che lo stato laico si amministrasse per suo conto. Niente è più separato di due litiganti. Come avrebbe detto il Maggior nostro: libera Chiesa in libero Stato, almeno da un certo punto di vista. Stavolta la faccenda è molto più grave: si chiede ai politici credenti, non di ritirarsi sull’Aventino, ma di accettare di ubbidire prima all’autorità papale che a quella dello stato. Una volta si sarebbe detto dell’Imperatore. Disegnate sul fondo del quadro le amenità municipal-xenofobe dei seguaci di Giussano e vedrete che siamo tornati all’Italia dei Guelfi e dei Ghibellini. Prima di Dante e della teoria dei ‘Due Soli’.

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