[Delicatessen 118] Testimoni dimenticati

1 settembre 2007 Costume e società
[Delicatessen 118] Testimoni dimenticati

L’altro giorno guardavo la Tv, insieme alla mia compagna. Al Tg trasmettevano un servizio su uno scrittore che amo molto, Mario Rigoni Stern, a cui veniva consegnata una laurea honoris causa in Scienze politiche. Lo scrittore veneto parlava di guerre, passate, presenti e, ahimè, future. Raccontava la loro inutilità, la loro ferocia, la loro ingiustizia. Ricordava la ritirata di Russia, tutta la morte che aveva dovuto vedere, attraverso la quale era dovuto passare, per trovare infine scampo. E’ stato allora che la mia compagna, osservando i capelli bianchi di Rigoni Stern, il suo volto scavato da vecchiaia e saggezza, come quello di un vecchio indiano, ascoltando la sua voce pacata, ma inflessibile, mi ha detto: - Quando tutti loro se ne saranno andati, allora saremo pronti per fare un’altra guerra. Ed è proprio così, quando infine saremo restati orfani definitivamente di voci come quella di Rigoni Stern, di Pietro Ingrao, o di Tina Anselmi, quando infine la guerra non sarà più raccontata da chi c’era, ma solo dall’eterno e virtuale presente delle immagini dei Tg o da lisi ricordi di seconda mano, allora, quando non ne avremo più paura, la guerra tornerà tra noi. Perché abbiamo fatto in modo che a ricordare fossero solo i testimoni, perché li abbiamo lasciati soli, a gridare il loro orrore, in nome di una ragion di stato che cambiava colore ma rispondeva sempre agli stessi interessi. Come quando, per infliggerla ad altri, abbiamo deciso sarebbe bastato l’espediente retorico di un ossimoro ipocrita: la guerra umanitaria.

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