[Delicatessen 114] La Radio che Farai..,

1 settembre 2007 Costume e società
[Delicatessen 114] La Radio che Farai..,

In Italia si parla molto di televisione. Lo si fa come se lo scatolone fluorescente fosse l’unico media esistente. Di radio invece si parla pochissimo, sempre meno e, soprattutto, si parla poco di radio pubblica, di quella RadioRai che, in effetti, aveva reagito piuttosto bene all’impatto con la prima vera liberalizzazione italiota, una liberalizzazione vera e non una svendita al capitale privato, travestita da duopolio, com’è quella che oggi sta seppellendo la TV di stato. La liberalizzazione – mi si scusi il bisticcio – era quella delle radio libere, ma Radio Rai resse il colpo: l’offerta divenne estremamente varia, ma l’autorevolezza della Rai non ne soffrì. Oggi, invece, se ne tace, nonostante la pervasività della radio, la sua diffusione, i suoi ascolti stiano lì a dimostrare la sua importanza, il suo ruolo strategico. Come se la radio non esistesse. E in questo silenzio la Radio pubblica affonda, perde competitività, si affida a un segnale sempre più precario, la sua voce diventa flebile, privando la cultura e l’informazione di questo paese di un mezzo indispensabile, che potrebbe essere veicolo potentissimo nella trasformazione della nostra società. Contro tutto questo si batte un’associazione nata da qualche anno, RADIOcheFARAI, a cui partecipano molti di quelli che la radio pubblica la fanno giorno per giorno, nonostante tutto, ed accanto a loro sono scesi in campo intellettuali come De Kerkove, Cassese, Giorello. A marzo, grazie a loro, si terrà la terza Giornata per la Radio. Vediamo un po’ se carta stampata e televisione se ne accorgeranno: stay tuned...

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