Delicatessen [11] - Io sto con Valery, ucciso dal vento

6 gennaio 2005 Costume e società
Delicatessen [11] - Io sto con Valery, ucciso dal vento

Potremmo chiamarle, con triste ironia, armi feed back, o, se volete, armi boomerang. Ne soffrono tutti, vincitori e vinti. A Genova era stato il CS (il gas vietato dalle convenzioni internazionali a causa delle conseguenze sul sistema respiratorio) con cui la Polizia aveva irrorato manifestanti, passanti, edifici. Alla fine una percentuale di danno l’avevano subita proprio le forze dell’ordine: il vento si era occupato di restituire loro buona parte di ciò che i manifestanti non riuscivano a rilanciare al mittente. Poi c’è stato l’uranio impoverito, di cui morivano e continuano a morire tanto i ’nemici’ quanto le popolazioni civili e i militari che utilizzano questo tipo di armi. E adesso siamo certi che ne muoiono anche tutti quelli che hanno la sfortuna di viverci accanto, in teatro di guerra, o più semplicemente perché abitano vicino ai luoghi dove vengono sperimentate o stoccate. La Sardegna ne sa qualcosa… Per quello che da anni accade in Sarrabus, hanno dovuto addirittura inventare una nuova malattia, la Sindrome di Quirra, che sta mietendo vittime tutt’intorno all’omonimo paese e al poligono di Perdasdefogu. C’è persino una sentenza del Tribunale di Venezia che dice che a Quirra, sin dal 1977, la gente muore di uranio impoverito. Anzi no, o meglio, non solo, perché, a parere di una studiosa, la Dottoressa Gatti, a uccidere, almeno in ’teatro’, sarebbe un mix di polveri di zirconio, ferro e cromo, le stesse trovate nei reperti istologici di molti dei 256 (dico 256) militari italiani uccisi in pochi anni dal Linfoma di Hodgkin e in quelle di Valery Melis, il militare di Quartu Sant’Elena, morto all’inizio dell’anno scorso. Gli stessi che, con l’aggiunta di rame e cesio, la Gatti ha ritrovato su campioni di pelle del Maresciallo Diana, che continua ostinato a lottare contro il suo tumore e contro l’ottusità della burocrazia militare. Qualche tempo fa Diana dichiarò:"Dove mi sono ammalato? In Somalia, in Bosnia…E’ lì che sono stato in contatto con ogni tipo di armamenti: missili, bombe, mortai…Tutto senza protezione, a volte in calzoncini, a petto nudo. Ma che ne sapevamo? Ero a contatto con materiali che, prima di ripartire per l’Italia, venivano sottoposti a bonifica nucleare, biologica e chimica. Gli americani avevano maschere, elmetti e scafandri…Perfino i pakistani erano protetti. Noi non sapevamo niente."
Ora i familiari di Melis hanno deciso di fare causa al Ministero della Difesa. Hanno fatto bene. Io faccio il tifo per loro.

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