Delicatessen [04] - La nemesi (disobbediente) del signor Cipriani.

18 novembre 2004 Politica e movimenti
Delicatessen [04] - La nemesi (disobbediente) del signor Cipriani.

Il Signor Cipriani a Venezia non ha mai avuto buona stampa. Piaceva ad Hemingway, è vero, ma i venesiani, i poareti della Giudecca, avevano altre idee su quel tizio che aveva costruito il suo bell’hotel proprio lì, tra le loro case povere, da operai, pensionati, disoccupati.
Quell’hotel lì, alla Giudecca, l’hanno considerato sempre una specie di sberleffo alla miseria: che i clienti ci arrivino preferibilmente via acqua è considerato un bene per tutti, ancora oggi. Non a caso del Signor Cipriani parla persino A. D’Amico, nella sua splendida canzone che comincia: «Giudeca nostra abbandonata / vint’ani de lote e sfrutamento / e adeso xe arivà el momento / de dirghe basta e de cambiar». Ve la ricordate? Era bellissima e poco più avanti recitava: «I fioi se ciapa l’epatite / in mexo al pantan de la Giudeca / Cipriani se magna la bisteca / e dale case ne vol sfratar.»
Il Cipriani della canzone è proprio quello dal quale alcuni Disobbedienti, fedeli di San Precario, si sono recati a mangiare durante il summit Nato, lasciando poi il conto da pagare (completo di santino) al buon cuore del Presidente della Regione Veneto e facendo, come diceva Benigni,’il vento’ tra le calli. Nemesi storica, direte voi, in fondo di un pranzo si tratta…
Invece no, lo scandalo per la violata privatissima proprietà del Cipriani e per il suo diritto sacrosanto di far pagare un conto più di mille euro, ha fatto risuonare di sé i commenti di molti politici italiani. Così non si fa, nemmeno a sinistra! I conti si pagano, pure se sono di mille euro che sono gli ennesimi mille che vanno ad accumularsi sui mille altri mille che da anni Cipriani accumula, anche sui sacrifici dei giudecchini. Scherziamo? I tempi sono cambiati dagli anni in cui ci si commuoveva ascoltando canzoni come quelle di D’Amico.
Ora io non voglio tirare in ballo Brecht e la sua celeberrima, retorica domanda con cui si chiedeva chi fosse infine più disonesto, colui che fondava una banca, o chi gliela svaligiava; mi sembrerebbe eccessivo, in fondo si tratta di un pranzo. Ma qualcuno di voi sa dirmi come mai in Italia a ben pochi sia venuto in mente di scandalizzarsi per il sorriso sornione con cui Cipriani ci metteva a giorno della sua decisione di far pagare il conto al cameriere?
Non dico che dobbiamo fare il tifo per i Disobbedienti (magari, però, lo penso), ma almeno per il cameriere qualcuno una parola buona da spendere ce l’ha?

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