Cotroneo non finisce mai di stupirmi...

19 novembre 2003 Letteratura e arti
Cotroneo non finisce mai di stupirmi...

Cotroneo non finisce mai di stupirmi. Ora che Fassino l’ha invitato alla grande riunione degli intellettuali ulivisti, lui si tira la calza, fa la pupa sdegnosa. Dov’erano fino a oggi gli intellettuali italiani di sinistra? E perché non hanno il coraggio di essere ’complessi’? Che disastro quello che c’è stato sino a ora, tutti pronti alla superficialità, tutti fedeli adepti della religione del marketing! Cosa c’è stato di interessante, di profondo, di impegnato, in questi ultimi anni? Tutta colpa dei politici, ovviamente, e degli intellettuali che si sono fatti loro complici.
E’ lui, Cotroneo, il campione degli intellettuali ’scomodi’. Proprio lui, autore di un romanzo come Otranto, da lui stesso definito ’quasi un libro iniziatico’, lui, vincitore del celeberrimo premio letterario Campiello- assolutamente alternativo e disobbediente, politicamente schieratissimo - , lui, che sul suo sito Web fa pubblicità persino ai dischi di Elisa vincitori di Sanremo e dedica sezioni speciali della home page al suo cane di razza Golden Retriver, lui, che è stato un campione della cultura (di) ’sinistra’ di questi anni, anti-sperimentale e assolutamente ’neutrale’, gastronomica e facile-facile, con i mano tutti i quotidiani e i settimanali ’progressisti’ che contano, sempre pronta a bollare con la stella di Davide del vetero-ideologico (o vetero-avanguardista) qualsiasi cosa fosse poco poco diversa dalla linea ufficiale, dettata già decenni fa da intellettuali di potere come Siciliano e Moravia.
Già, Moravia: non a caso Cotroneo rimpiange Moravia. Lo rimpiango anch’io, anche se per ragioni diverse: perché, tanto per riproporre un concetto già espresso su queste stesse pagine, la mancanza di Moravia e la presenza di Carmen Llera, Baricco, Tamaro e compagnia bella, dimostrano quanto sia in questi anni peggiorata persino la qualità del peggio.
Ma forse sono io che non ho capito niente. Cotroneo fa autocritica.
Oppure si preoccupa d’altro: col vento che cambia, non pensa a Moravia ( o a Gramsci), ma, gattopardescamente, a Tomasi di Lampedusa, attento a che tutto cambi, in modo da lasciare tutto esattamente com’era prima.

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