Cosa suonano i versi

L’Unità, 2005 5 dicembre 2005 Articoli e recensioni
Cosa suonano i versi

La poesia, come sostiene Zanzotto, permane e fugge in avanti, è dunque l’arte per eccellenza di una società nella quale, come notava recentemente anche Michel Maffesoli, l’arcaico si mescola continuamente al cibernetico.
E’ il caso della seconda produzione multimediale del poeta fiorentino Tommaso Lisa e di uno dei migliori sperimentatori europei di musica elettronica, Bad Sector, alias Massimo Magrini, Rebis- periferiche /Reset. Il testo, un lungo poema fatto di frammenti di paesaggi industriali e sentimenti al fosforo bianco, alterna con efficacia coppie di distici di versi lunghissimi, impaginate a specchio, con settine di settenari in cui si infiltrano icone e segnali visivi, che slogano il testo e lo spiazzano, per poi riprecipitarlo nella griglia tutta letteraria della ‘forma chiusa’. Reset, il Cd che accompagna il testo, è stato realizzato da Bad Sector con la sua solita perizia e con l’inconfondibile gusto per sonorità estreme, ma calibratissime, in cui la voce di Lisa, distorta sino ad assumere il timbro ermafrodita e sintetico che proviene dallo spazio esterno ed inumano, acido, degli echi e delle rifrazioni, delle armoniche dissonanti, fa zampillare frammenti del testo, che poi scompaiono sovrastati dal tessuto sonoro. Leggere Rebis mentre nel lettore gira il Cd è fare un viaggio tra parole, icone e suoni, in uno dei territori più interessanti e avvincenti della nuova produzione poetica italiana.
Instancabili e aggressivi come sempre gli Sparajurij, autore collettivo di Torino, reduci dalla vittoria al Primo festival italiano di videoclip di poesia, Doctorclip, raddoppiano la posta, anzi la triplicano mandando in libreria, con No-Reply - i primi tre volumi di Maledizioni, una collana da loro curata. Ed anche in questo caso sono tre centri. A partire dal bellissimo Tramite inferriate, in cui Stefano Raspini, vincitore di decine di poetry slam, dà dimostrazione di essere un ottimo autore su carta, anche se la sua scrittura resta poi fatta di carne e respiro, quanto le sue performance, «fluidi di magma gridati tramite inferriate», come recita l’appassionata introduzione: schegge duttili di suoni, che sanno trasformarsi nella mappa grafica di una galassia fatta di respiri, rabbie, pensieri. Originale è poi la silloge di Nero Luci, In un amen, mescola eccitante di lingue e stili, confezionata in versi brevi e appuntiti, mentre è notevole la prima prova drammaturgica di Sara Ventroni, che ci regala una Salomè equilibrata e affascinante, una nitida partitura scenica che si trasforma presto in un’allegoria del potere del corpo e del corpo, marcescente, del potere, suggellata dal monologo finale: «Chi bisognerà seguire? / Chi deve ancora arrivare? / (...) Mangiate in pace la vostra carne, il vostro sangue. / Qualcuno domani dovrà pulire tutto questo».
Esordisce in volume anche Gemma Gaetani, già nota per alcuni testi di buona qualità, pubblicati su carta e su Web. Colazione al fiorucci store (milano), presentato come un romanzo in endecasillabi (per altro più evocati che praticati), è però un’operazione squilibrata e poco convincente. Sorta di educazione sentimentale di una giovane poetessa innamorata di un letterato affermato, il testo della Gaetani si sviluppa tra momenti di lucidità ed efficacia ed altri in cui l’autrice perde il controllo della scrittura, in cui il dettato diventa casuale e confuso, i nuclei tematici davvero evanescenti, la poesia si fa prosa poetica e poi torna, subitanea, strozzando ogni flusso, al metro di un quasi-endecasillabo. Attorno al racconto principale, in una sorta di bulimia da esordio che fa crescere il volume sino alla cifra di 280 pagine, sono poi disposti una serie di altri testi che non riescono a stabilire con il corpo centrale alcun legame. Ma ciò che deraglia, sottolineando l’eccessiva pinguedine del volume, che va fuori controllo, danneggiando dei versi che una accorta limatura avrebbe valorizzato, facendoli precipitare nel baratro della confusione patinata, è poi più precisamente l’oggetto libro, con la sua luccicante congerie di foto irrelate e un po’ infantili che accompagnano un testo stampato a volte in colori tanto ingenuamente cangianti quanto assolutamente arbitrari, arricchiti qua e là da trucchi grafici piuttosto scontati. Certi editor è meglio perderli che trovarli...

Tommaso Lisa & Bad Sector Rebis, periferiche / Reset Old Europa Café AVS pp.60 (con CD)

Stefano Raspini Tramite inferriate No- Reply - Maledizioni pp.75

Sara Ventroni Salomè No- Reply - Maledizioni pp.200

Nero Luci In un amen No- Reply - Maledizioni pp.75

Gemma Gaetani Colazione al fiorucci store (milano) LAIN pp.280

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