Canzone del destino (o di Jahier)

1 dicembre 2003 06. Farfalle da combattimento
<i>Canzone del destino (o di Jahier)</i>

Canzone del destino


(o di Jahier)


a Titta, con amore.

Ci sono destini e destini che ci attendono e svolte molte ci sono
una per ogni orizzonte una per ogni mano e fegato c’è n’è una per
ciascuno di vita intendo di minuti ed ore e giorni ed anni e millenni
di respiri ed istanti a mezzo fiato rinunciati e lisi di cuori senza cuore
di vite feroci e grigie di sventagliate di mattinate e mattinate divise ma
certo forse sarà pace o forse sarà guerra ed è di poco conto e certamente

per vivere dovevi sperimentare per vivere dovevi essere ingannata ora
che hai fatto tutta l’esperienza ora che sei pronta ora che ti protegge
tutta la diffidenza e resta più solo da vivere o dinuovo poter essere ingannata

Voglio dire il nostro e il loro incomunicabili e intrecciati a far osso duro
crosta cartilagine spigolosa e puntuta scheletro d’osso e diamante e a
darle nome storia ma la mia e la tua intendo e poi la loro la grande la
virtuale e vera la Storia ma la misera nostra che chiamiamo vita e ora
virtualizziamo a morte la nostra piccola rivoluzione portatile solubile
maneggevole quotidiana da piazzare a rate di sopravvivenza e muta

eh eh ragazzi la vita non è poi così preziosa sentite le condizioni tribolare
emigrare ammalare ospedali camorre prigioni. Ehi ragazzi la guerra
non è poi tanto cattiva almeno nelle antiche storie alla fine si moriva

L’esistenza nostra cucciola e briciola l’esistenza nostra ignorata dico
refusata scartata consumata rottamata sprecata investita l’esistenza nostra
puledra e scintilla ora imbolsita trottata domata macellata divorata e l’attimo
preciso qual è stato quale il respiro il lampo di luce a confine quale la
fine il termine il nome impronunciabile e pronunciato che ci ha trasformati
in un già detto in un già fatto in storia della nostra storia in morìa epidemica?

o dei tanti uomini che potevo essere o dei tanti uomini che non sono stato se
questo solo superstite è il mio me necessario perché continua ancora ad
oscillare verso i tanti uomini che potevo essere i tanti uomini che non sono stato?

E’ questa globalizzazione mondializzante dell’esperienza sono queste
multinazionali del sentimento forse a frusciarmi via dalle dita la certezza
d’esser vivo e invece mi sento affogare affondare nel Fondo Esistenziale
Internazionale e sconto tassi folli d’eversione e devianza dalla fascia di
parità dell’essere patisco ingiustizie strutturali e continui colpi al cuore
cirrotizzazioni del fegato infarti al muscolo apoplettico e risa e singhiozzi

sicuro che son tutto vivo braccia gambe c’è tutto posso fare anche un salto
vedi ma l’anima non può più saltare ci sono delle parti immobili da tanto
che forse son già morte... provi te cara a sentir se rispondono ancora?

E se ci aggiungi i giorni i mesi gli anni passati a scrivere e a parlare a dire
e a protestare a correggere le bozze al mondo allora vedi che non mi
restano che le tue fantasmagoriche natiche e il tuo respiro affannato
a cosce intrecciate mentre mi sbilancio su di te colpo dopo colpo mentre
precipita su noi tutto il tempo e universa di stelle questa vecchiezza sua
definitiva nella stretta tua che s’apre alla morte che ci è stata estratta in sorte

esprimere esprimere cosa perdi tempo a vivere? sono morti senza
parlare i poeti che hanno vissuto... ma è appunto perché non posso
vivere... o se potessi vivere cosa mi importerebbe di parlare?

O invece cosa m’importerebbe dimmi di vivere se davvero anche solo
per un attimo potessi parlare se anche solo per un istante istantaneamente
dalla voce si scollasse una parola-suono eterna e senza corpo se anche
per una volta sola potessi davvero dirmi dirti dirci tutto quanto c’è da dire
gutturale per gutturale labiale dopo labiale dittongando ogni senso
e raddoppiando alla potenza ics ogni sibilante che s’incorpa e smuore?

ognitanto dalla sua poesia si stacca una vita ognitanto dalla sua vita si
stacca una poesia se la sua poesia è bella ha torto la mia ma la sua vita non
può aver ragione perché avrebbe torto la mia dunque è brutta la sua poesia

Ma poi lo sai vivo e parlo e scrivo e muoio più o meno come tutti più o
meno respiro dopo respiro più o meno col cuore a finanziamento agevolato
lo sai sconto il mio e la parte mia di quello di tutti più o meno timbro il mio
sentimento settimanale più o meno destino al futuro il mio destino più o
meno mi acrobato sul filo di sorti e lingue e come tutti più o meno firmo il
mio contratto giornaliero d’esistenza e resto in ascolto del rombo che verrà....

Nota: nel testo sono liberamente utilizzate citazioni provenienti da P. Jahier, Poesie in versi e in prosa. Tutte le citazioni sono state rese in corsivo.

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