Buon Natale, Signor Presidente...

23 novembre 2003 Politica e movimenti
Buon Natale, Signor Presidente...

Buon Natale, Signor Presidente del Consiglio. E felice anno nuovo. E siccome a Natale siamo tutti più buoni e facciamo tante promesse, io voglio farne alcune a Lei, che delle promesse e delle buone intenzioni è l’indiscusso Maestro. Ho capito quanto ho sbagliato sinora nel giudicarLa: per il futuro voglio cambiare. Lo giuro. L’ho capito nel vederLa incazzato come una jena durante la conferenza stampa di qualche giorno fa, alla solita domanda scomoda di un collega di questo giornalaccio per cui scrivo, che non a caso fu fondato da un «Antonio-Chi?» che era pure gobbo e comunista. Lei, che sorride sempre… Che impressione… Voglio fare di tutto perché non accada di nuovo! Lei, incazzato come una jena, perde tutto il Suo fascino, la Sua sicurezza, il piglio da Ur-Piazzista che ne fa la mente politica più lucida al mondo.
Le prometto, allora, che non penserò più che Lei incarni la scandalosa sovrapposizione di un monopolio mediatico e politico che rischia di strozzare l’Italia, anche se è certamente vero che possiede tutte le maggiori reti televisive private, che controlla quelle pubbliche e che è proprietario pure di una bella fetta di tutta la carta stampata. Mi impegno altresì a non credere più che Lei non ha onorato affatto il suo Contratto con gli Italiani, anche se un osservatore in malafede potrebbe opinare che le Sue priorità siano state sinora quelle di depenalizzare ogni possibile reato per il quale la Magistratura ha inquisito Lei e i Suoi più cari amici e mi toglierò dalla testa che Lei e i Suoi Ministri stiate distruggendo la scuola pubblica italiana, anche se nessuno può negare che, mentre le scuole pubbliche crollano sulla testa degli allievi, voi tagliate loro fondi e stanziate novanta milioni di euro per le private. Giuro, inoltre, che mai più nella mia vita mi farò sopraffare dalla sgradevole sensazione che Lei stia per fare a pezzi Costituzione e unità nazionale, anche se siete sul punto di approvare una disastrosa devolution e volete trasformare l’Italia in Repubblica Presidenziale, realizzando il sogno di quella buona lana di Gelli.
Farò, infine, speciali sedute psicanalitiche, per convincermi che tutti questi condoni erano quello che serviva agli italiani onesti… Ma Lei, la prego, Signor Presidente, sorrida, sorrida sempre, qualsiasi cosa succeda. È quello che Le riesce meglio: quando smette c’è il rischio che qualcuno si accorga con chiarezza di quanto prepotente e intollerante sia il ghigno che si nasconde dietro la maschera melliflua e populista con cui Lei pretende di ingannare un’intera nazione.

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