Bin Laden è un Black Block...

2003 Politica e movimenti
Bin Laden è un Black Block...

Bin Laden è un Black Bloc! Proprio così… Scusate se ritorno a parlare della guerra in Afganisthan proprio ora che l’abbiamo vinta e che a Kabul ci è stato perfino Sgarbi, in gita con fidanzata e consulente industrial-scrittore al seguito, ben deciso a fondarci una bella televisione privata. Lo so che ricordarsene oggi non è certo segno di buona educazione, visto che, a ripensarci su, a qualcuno potrebbe venire in mente che, certo, la guerra l’abbiamo vinta, ma l’obbiettivo per cui l’abbiamo combattuta, quello non l’abbiamo centrato. Che, insomma, abbiamo trionfato in tutte le battaglie, ma che questo non ci è valso a conquistare né la pace, né la sicurezza. Mi spiace, ma a me è venuto un colpo di genio, ho capito la verità. Fermate le macchine! Io so che cosa farà lo sceicco malvagio e dializzato. Perché io ho scoperto che Bin Laden è un Black Bloc. Stessa tattica. Precisa che a Genova. Il neraccio malvagio fa un gran casino, spacca vetrine, incendia autovetture (o abbatte torri gemelle a colpi di jumbo dirottati) poi se la dà a gambe e si va a mischiare tra i dimostranti pacifici di Attac, o di Mani Tese (o tra la popolazione civile di Kabul, Jalalabad, Mazar - i - Sharif). Allora arrivano poliziotti e carabinieri (aviogetti, missili Cruise, bombe a frammentazione) e fanno piazza pulita degli altri (donne e bambini in entrambi i casi sono compresi), riportando ordine, giustizia, pace e libertà. Mentre i corvacci sono già da un’altra parte, tranquilli e pacifici, industriandosi a far nuovo danno (e Bin Black Bloc Laden è già sul set a registrare un nuovo messaggio)… Hurray! Pensateci un po’ su e ditemi se non è così, ditemi un po’ voi se questo vecchiaccio malefico non si è fatto, in questi mesi di guerra, un vero e proprio gran tour del Regno Talebano, da Est a Ovest, da Nord a Sud, sempre lì, fino a un momento prima che ci arrivassimo noi, a far sfracassi da paura tutti sulle teste dei poveri cristi che lì c’erano già da un bel po’ di tempo prima che al Vindice Maomettano venisse in mente di farcisi un giro, tirandosi dietro tutta la muta di cani arrabbiati. Cambia la scala, la proporzione, ma il succo, la tecnica, la strategia volpina, quella, stringi stringi, è la stessa. Per adesso è sparito. Ma, siccome è un Black Bloc, vedrete che prima o poi torna fuori. Non bisogna catturarlo, meglio lasciarlo fare. Peccato non averlo potuto utilizzare a Porto Alegre. Ma contateci pure per la Somalia, il Sudan, l’Irak e l’Iran. E chissà che, con un po’ d’impegno, magari a cavallo della moto del Mullah Omar, non ce lo ritroveremo che spunta a Ramallah, proprio accanto a Yasser Arafat. Che così quella buona lana di Sharon potrà regolare i conti in arretrato. Che la pace sia con gli uomini di buona volontà.

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