Anne Sexton: il Dio-Padre.

4 marzo 2004 Articoli e recensioni
Anne Sexton: il Dio-Padre.

Due donne. Due poeti. A separarle appena qualche decina d’anni, in realtà, e tutto un mondo che è freneticamente, radicalmente mutato. Ad unirle la passione per la poesia, la risentita e fiera rivendicazione del ruolo delle donne, il coraggio di esibire senza sconti, nelle loro parole, il corpo e la corporeità. E’ da questo incontro a distanza, mediato per l’appunto dal testo poetico, che nasce l’edizione di Poesie su Dio, raccolta di liriche di Anne Sexton, curata e tradotta da Rosaria Lo Russo, che da tempo si dedica allo studio della poetessa americana. Nata a Boston nel 1928, da una famiglia della ricca borghesia puritana, tutta la prima parte della vita di Anne Sexton sarà quella che per lei avevano disegnato e designato le convenzioni e i ’valori’ di una tradizione patriarcale e bigotta. Anne si sposa, ha figli, ma poi dentro di lei accade qualcosa: «non si possono costruire piccole palizzate bianche per tenere lontani gli incubi. - annota lei stessa - La superficie si spezzò quando avevo circa 28 anni. Ebbi un attacco di panico e tentai di uccidermi». Così Anne scopre l’inquietante orizzonte della follia, della trance, ma scopre anche, all’inizio come pratica terapeutica, la poesia e in breve ne farà un’arma tagliente e affilatissima per rivendicare di fronte al mondo l’orgoglio di essere donna e per denunciare quanto la condizione della donna fosse il risultato di un oltraggio atavico alla dignità e all’autodeterminazione di quella che usiamo da tempo chiamare: l’altra metà del cielo. Nascerà così un’altra Anne, che la Lo Russo descrive con efficacia: «Bella e dannata, sexy e infantile, sposata e sciupamaschi, indifesa ed esibizionista, plurisuicida con un incrollabile senso dell’umorismo, autodidatta e docente universitaria, atea e religiosa…». La sua carriera letteraria sarà travolgente e assai particolare: i suoi libri di poesie vendevano migliaia di copie, per assistere alle sue letture bisognava fare la fila, vincerà un Pulitzer, e negli anni finali della sua vita fonderà addirittura un gruppo soft-rock, per interpretare le sue poesie. Ma se la poesia aiutò Anne Sexton ( e noi tutti con lei) a capire meglio la complessità e la ricchezza della cultura e della sensibilità femminile, grazie a una scrittura che è sempre percorso di conoscenza, in cui corporeità ed esplicitezza sono semplicemente i bisturi -indispensabili, per un’anatomia spietata della corporeità e della coscienza femminile (annoterà al proposito: «Scrivere è vita in capsule. Lo scrittore deve sentire ogni gonfiore graffiato fino al dolore in modo da conoscere le vere componenti di queste capsule») essa non potrà rispondere, invece, alle domande più radicali, né fornire ad Anne una ragione sufficiente per continuare a vivere. Così, nel 1974, seguendo le orme della sua amica Sylvia Plath, Anne Sexton si toglierà la vita uccidendosi - nel giorno del suo divorzio - con i gas di scarico della sua auto.
Scegliere, come fa la curatrice, di proporre una scelta di poesie della Sexton dedicata al suo rapporto con Dio è, poi, un gesto particolarmente importante, nella misura in cui decide di mettere a nudo lo snodo religioso come crocevia fondamentale nell’articolarsi del potere maschile nel mondo occidentale. Ed è da qui che parte il nostro dialogo con Rosaria Lo Russo…
- Nell’introduzione alla raccolta lei parla del percorso poetico della Sexton come «di un’esperienza tanto fondamentale quanto sconvolgente di riscrittura femminile dell’idea occidentale contemporanea della sacralità cristiana. Puoi spiegarci meglio che cosa intende?
«Quando decisi, alcuni anni fa, di tradurre un secondo volume di poesie sextoniane (il primo era stato, sempre per la casa editrice Le Lettere, Poesie d’amore, una raccolta del ’69, che volli tradurre per intero perché significativa della mentalità poetica e femminile di quegli anni negli Stati Uniti, mentalità che ha influenzato la cultura, l’antropologia occidentale, fino ad oggi), quando, dicevo, ho deciso di affrontare una seconda traduzione, ho pensato che il tema della ricerca del sacro, nel senso cristiano di ricerca di Dio, fosse un tema cruciale per la scrittura femminile di cui reputo Anne Sexton una madre fondatrice. Ho così voluto sperimentare questo fatto antropologico artigianalmente, cioè affrontando i testi nel corpo a corpo che il tradurre implica. Volevo entrare nel cuore vivo, nel cuore di tenebra, del rapporto della Poetessa con Dio, inteso come emblema del Potere Maschile. L’intento di questa pubblicazione è, infatti, non solo estetico-poetico, ma anche etico-politico. Sulla scia della grande tradizione femminista (ma non solo, penso a Simone Weil) volevo vedere cosa accadeva nella testualità sextoniana al momento dell’interrogazione sulla questione centrale del Divino, del Metafisico come area di pertinenza del Maschile. Un "cruccio" che le mistiche, dal Medioevo in poi, hanno affrontato e altrettanto hanno fatto, dopo o contemporaneamente alle mistiche, le poetesse. Anche io, come poetessa, non sono esente da tale cruccio, pur affrontandolo criticamente e non solo politicamente. Mi sento un’artigiana della ricerca femminile aproposito delle basi su cui poggia il Potere come Maschile, piaga del nostro Occidente, ormai post anche nel declino.»
-Poco più avanti, la sua attenzione si appunta sull’aspetto ’etico’ e ’psichico’ - più che metafisico - dell’interesse della Sexton per la fede cattolica...
«La Sexton provò disperatamente e teatralmente - ma senza nessuna convinzione metafisica, senza fede e, quindi, con lucidità e sarcasmo - ad affrontare la cristianità, non soltanto dal punto di vista della sua formazione protestante e anglosassone, ma risalendo ai fondamenti latino-cattolici di essa. E non ci riuscì, perché in fondo non voleva cercare una fede-rifugio (e per questo la sua esperienza, termine mistico, è stata mortale, fino al suicidio) non cercava, insomma consolazione, ma cercò e riuscì a proporre, con la sua poesia, la destituzione dell’Istituzione per eccellenza in ambito cristiano, quella Cattolico-papalina. E così distrusse tutte le fondamenta della cosiddetta "mistica della femminilità", svuotando di senso i ruoli tradizionali della donna: figlia, moglie, amante. Mettendo a nudo l’ipocrisia del sistema che ingabbia la femmina occidentale, Anne si è identificata nella Ragazza Cristica, come recita il titolo della Postfazione che chiude il volume, ovvero una donna sacrificale, il cui sacrificio epura l’ipocrisia dei ruoli prestabiliti dai Padri (della Società, della Religione, dell’Imperialismo capitalista americano), mettendo a nudo la femmina. Un’operazione che le costò la messa a nudo della sua stessa vita, fatta sulla propria pelle di figlia e moglie borghese, per questo tanto più rispettabile e vera, psicologicamente parlando. Io cerco nella poesia più la verità che la bellezza. Anche se nella poesia di Anne, tragicamente e disperatamente, le due cose coincidono, come in tutta la grande poesia occidentale, dal Romanticismo in poi, fino alla contemporaneità. Adesso, forse, la poesia femminile può cominciare a pensare di ripartire verso altre autenticità: ma l’opera di sacrificale epurazione - e quindi di fondazione dell’identità femminile poetante - fatta dalla Sexton (ma non solo da lei, anche dalla Plath, ritenuta erroneamente più grande, solo perché più "letterata", ma la Sexton è andata più a fondo nella ricerca, appunto, etico-antropologica e dunque , ripeto, politico-civile) era indispensabile per creare la modernità della poesia femminile, fatta , fino alle grandi americane della metà del secolo scorso, di lirismo amoroso e basta (con tale lirismo la Sexton si cimenta in Poesie d’amore, ovviamente destituendo il canone della poesia amorosa femminile, rovesciandolo parodicamente e ironicamente).»
-Questo rapporto che lei individua tra l’idea di Dio e la figura paterna, e dunque l’ingresso sulla scena del sacro del tabù dell’incesto, mi pare uno snodo fondamentale della sua analisi, e mi sembra accomunare l’esperienza della Sexton a quella di altre scrittrici, mi viene in mente House of Incest (o Under a glass bell) di Anais Nin...
«Esatto. Credo che una delle chiavi interpretative più forti della dinamica poetica femminile occidentale nella modernità sia proprio il grande tema - diffusissimo e poco studiato, me ne sto occupando da vari anni - dell’incesto col Padre, come figura divina. Il Padre è emblema della Scrittura. Ogni ’Scrittura’, come ogni scrittura, è d’area di competenza dei Padri. La donna ha avuto accesso a questa area relativamente tardi nella storia. Non prima, grosso modo, del XVI secolo. Naturalmente, come per quanto dicevo prima, quando si vuol formare un canone, in questo caso la Scrittura Femminile, prima bisogna che il nuovo canone si confronti col precedente. Il canone poetico occidentale è Maschile. La prima cosa è affrontarlo e conoscerlo, la seconda confrontare la Scrittura delle Figlie con quella dei Padri, la terza fase, spero vivamente, sarà la costituzione autonoma di un canone o più canoni poetici. Ma c’è poco da fare, l’incesto, ovvero la fusione, la mimesis con il modello, è un’operazione necessaria per ogni scrittura, per ogni arte. Si impara dai maestri, e ogni atto di conoscenza è una fusione sessuale fra soggetto conoscente e oggetto da conoscere. Da qui la grande e ossessiva metafora, o meglio allegoria, della consapevolezza della Scritura come Incesto col Padre, con i Padri.»
-Tradurre testi così ricchi, sia tematicamente che stilisticamente, non dev’essere stato facile. Mi pare di poter dire che la sua traduzione abbia poi un carattere tutto suo, spiccatissimo, mescolando attenzione filologica e estrema libertà poetica nella resa in italiano; una ’transcreazione’ come avrebbero detto i fratelli De Campos....
«Ho tradotto la Sexton da poetessa, non da traduttrice di mestiere. Non sono un’anglista. Sono una scrittrice di poesie e di saggi e mi occupo di poesia femminile, o di tematiche inerenti il femminile, da molti anni. Ho scelto questa autrice per miei interessi, sia critici che poetici, nell’ambito della mia ricerca che, partendo dalla storia del teatro e della poesia a personaggio femminile, o scritto da donne, attraversa la mia esperienza tutta, sia umana, che artistica e scientifica. Ho lavorato per vari anni come redattrice di "Semicerchio", una delle più importanti riviste di poesia comparata, quindi sono attratta dalla comparatistica. In questo caso la comparazione, se così posso dire, è stata fra la poesia della Sexton e la mia poesia e ricerca critico-filologica. Ho dato molto del mio linguaggio alle poesie della Sexton, e la poesia della Sexton ha molto influenzato le mie ricerche contenutistico-tematiche. Tradurre per me è artigianato linguistico: attenzione filologica e interrogazione poetica, non disgiunta da ciò che dà vita alle domande poetiche: l’etica, la politica, la religione, i grandi temi della vita reale. La poesia per la poesia non mi è mai interessata. Mi interessa invece andare alle radici della nostra cultura e della nostra civiltà: che adesso è intasata da incultura e inciviltà. Ecco perché ho scelto di immergermi nella scrittura di una pioniera statunitense (ho cominciatop a tradurre Sexton più di dieci anni fa), perché oggi noi occidentali non possiamo che fare i conti con l’orrore del modello nordamericano, che ha fatto della Sexton (ma anche della Rosselli e di molte altre poetesse, nonché delle persone comuni) delle vittime di un sistema fondato, anzi affondato, su falsi miti e bigottismi distruttivi. »

Anne Sexton
Poesie su Dio
Cura e traduzione di Rosaria Lo Russo
Le Lettere, pp.333, €.16,50

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