Le pratiche ibride di Lello Voce che rendono popolare la poesia - di Piero Santi

L’Unità, 2009 23 giugno 2009 03. L’esercizio della lingua
Poesie 1991-2008
Le pratiche ibride di Lello Voce che rendono popolare la poesia - di Piero Santi

L’intenzione iniziale del poeta Lello Voce era quella di realizzare solamente un cd, il secondo dopo Fastblood del 2004. Il caso ha voluto che mentre stava lavorando al progetto, la casa editrice Le Lettere gli proponesse di stampare anche un nuovo libro. Ma quando l’autore ha consegnato la raccolta Piccola cucina cannibale, l’editore si è trovato tra lemani solo una decina di pagine. Cosa del resto prevedibile perché Voce ormai fa solo poesia su musica e quindi il corpo dei suoi libri è inevitabilmente smilzo. Il disco, però, era pieno di registrazioni. È nata così l’idea di pubblicare un’opera multimediale
- L’esercizio della lingua (libro+dualdisc), pp. 150, euro 28,00, Le Lettere - dove la parte cartacea è stata ampliata fino a diventare un’antologia. Agli inediti sono stati affiancati testi ormai fuori catalogo: Fast Blood (2002), Farfalle da combattimento (1999), I segni i suoni le cose (1995), (Musa!) (1991). UN «ORGANISMO» Quello che doveva essere un normale cd si è trasformato in un dualdisc, un unico supporto che contiene in un lato, quello audio, le registrazioni delle nuove poesie (con le musiche elettroniche di Frank Nemola e il jazz libero di Paolo Fresu, Michael Gross, Antonello Salis) e nell’altro, che è dvd,unprezioso archivio sonoro, riprese di letture dal vivo e video originali diretti da Giacomo Verde. Curiosa, sperimentale, esplorativa, decisamente di indole amichevole e perciò naturalmente predisposta ad entrare in dialogo con le altre arti, la poesia di Voce trova nella pubblicazione di questo eccellente oggetto ibrido la sua più compiuta e felice realizzazione. A completarne i contenuti c’è un interessante e approfondito saggio di Marianna Marrucci che racconta il coerente percorso artistico e politico di Voce, mai in dispartemasempre a perdifiato di parte: «La semplicità è il comunismo (che è difficile a farsi)». L’elaborata architettura testuale dei suoi lavori è sempre accompagnata da una straordinaria musicalità del verso e, soprattutto nei primi anni, da uno spregiudicato gusto per la citazione. L’organismo poetico ingloba con sapienza i brandelli altrui nel flusso del suo discorso, ottenendo una resa letteraria finale di straordinaria potenza. Le frasi così campionate e accostate, mai per puro gioco virtuosistico ma sempre per indubbie affinità elettive, fanno venire in mente un altro eccellente postmodernista, il newyorkese Dj Spooky That Subliminal Kid che fa la stessa cosamacon la musica, rivelando un’attitudine alla composizione di derivazione decisamente hip-hop, universo cultural-musicale al quale Voce è da sempre legato. In tal senso, poi, il suo modo di dare voce alle parole sulla e con la musica è chiaramente rap. Per l’esattezza è il modo del poeta che si è fatto rapper, come è successo, pure in anni recenti, ad illustri colleghi d’oltre oceano come Saul Williams o Ursula Rucker. Anche in questo sta l’arditezza del suo lavoro: tentare, in Italia, di rendere popular la Poesia. Con Piccola cucina cannibale l’obiettivo è stato centrato.v

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