Appello Urgente! Un cittadino italiano arrestato e trattenuto senza motivo in Israele

31 agosto 2004 Net&Blog
Appello Urgente! Un cittadino italiano arrestato e trattenuto senza motivo in Israele

Rilasciato dal giudice dopo il processo di sabato sera, Giordano T. e’ stato fatto sparire per 24 h dalla polizia senza che nessun rappresentante legale ne potesse conoscere la destinazione o le condizioni. Il giorno 27 agosto, intorno alle ore 16.30 Giordano T., turista di Verona, e’ stato improvvisamente ammanettato e portato via dalla polizia Israeliana di Gerusalemme. Giordano stava ritornando all’ostello dove alloggiava con un gruppo di amici, di ritorno dalla manifestazione ad Abu Dis alla quale aveva preso parola il nipote di Gandhi. Quando Peter L., cittadino britannico, e’ stato fermato davanti alla Porta di Damasco dalla polizia per il fatto di portare sulle spalle una bandiera palestinese, Giordano ha filmato la scena con la propria telecamera palmare a distanza ravvicinata, mentre Peter si sedeva tranquillo fra i due poliziotti. Nel giro di pochi minuti sono sopraggiunte una volante ed una jeep della border police, dalla quale sono scesi alcuni soldati armati di m-16, che hanno preso Peter in diversi punti del corpo tentando di trascinarlo di peso all’interno della volante. Durante la resistenza all’arresto di Peter, un soldato ha spinto il suo piede contro un finestrino della volante, frantumandone il vetro con la suola della scarpa. In seguito le forze dell’ordine l’hanno stipato dentro la jeep con diversi colpi di manganello. Giordano, che nonostante ripetute minacce di aggressione di un poliziotto si era rifiutato di interrompere le riprese, prima ha istintivamente tentato di proteggere Peter in maniera non violenta, poi si e’ ritrovato a sua volta ammanettato e portato alla centrale di polizia di Salah Ed-Din, Gerusalemme Est.

I due sono accusati di aver deliberatamente aggredito e danneggiato una volante della polizia nonche’ di assembramento illegale e sedizioso, dato che dopo l’arresto alcuni ragazzini avrebbero tirato delle pietre alla jeep. Tale versione e’ chiaramente smentita da alcune immagini e filmati amatoriali dei presenti. Non sappiamo se potranno essere usati in loro difesa. Durante l’arresto, la tensione e’ salita con il lancio di alcuni assordanti ed alcuni spari fra la folla. Un altro passante italiano conferma di aver schivato un proiettile per circa un centimetro dalla sua testa mentre si rannicchiava a fianco di una bancarella. Nella centrale ci e’ stato impedito di poter fungere da interpreti fra Giordano ed il suo avvocato, che chiaramente non parla italiano. Nei pochi secondi che ci e’ stato dato di intravederlo, ha lamentato di aver subito delle percosse, ma fortunatamente non sembrava recare escoriazioni eccessive. Peter invece era stato visibilmente battuto ed il suo corpo era completamente coperto di ematomi. Un’amica israeliana ha tentato di presenziare al loro interrogatorio per assicurarsi che non venissero nuovamente percossi, ma dopo pochi minuti e’ stata invitata a lasciare la stanza. Oggi sabato 28 alle ore 20.30 al termine dello Shabbat sono stati processati per direttissima all’interno del complesso di Maskobiye, Gerusalemme Ovest.

Si e’ svolto a porte chiuse. L’ingresso e’ stato permesso soltanto a due rappresentanti consolari italiani ed a due amiche di Giordano e Peter, una israeliana ed una italiana, per aiutarli con le traduzioni dato che il processo si e’ interamente svolto in ebraico senza che venissero forniti interpreti ai ragazzi dalle autorita’ .

Le accuse presentate dalla polizia erano:

- rifiuto di cooperazione con le forze dell’ordine ( ovvero rifiuto di presentare un documento di identificazione nonostante le ripetute richieste degli ufficiali)
- assalto ad autoveicolo della polizia ( il vetro sarebbe stato deliberatamente frantumato dai due)
- resistenza violenta all’arresto
- aggressione di due poliziotti (due poliziotti hanno subito trattamento ospedaliero in seguito a ferite provocate da oggetti lanciati dalla folla)
- assembramento sedizioso (la folla presente e gli shebab che tiravano pietre sarebbero stati deliberatamente radunati dai due)

per questo per i ragazzi venivano chieste la condanna alla detenzione o la deportazione immediata

Di fronte alle accuse pesantissime, eravamo stati in grado di presentare il filmato di Giordano, salvato durante l’arresto, che mostrava chiaramente come: 1- non c’era stato rifiuto di presentare il passaporto dato che a Giordano nessuno l’aveva chiesto e Peter non si era rifiutato, era solo stato lento a presentarlo 2-non c’era stata violenza verso la polizia dato che Peter aveva fatto resistenza non violenta e Giordano, ammanettato, era rimasto accanto alla macchina tutto il tempo 3- non erano stati presentati i moventi dell’arresto e quindi, da un punto di vista procedurale, i ragazzi avevano diritto a resistere ad un arresto immotivato dalle forze dell’ordine (uscita del giudice messa a verbale) 4- non c’era stato assalto alla volante dato che il vetro della stessa era stato frantumato da un poliziotto che faceva leva sul piede di Peter, che per altro e’ rimasto ferito in seguito all’incidente 5- non c’erano state provocazioni o motivazioni plausibili per l’attacco improvviso della polizia 6- l’accusa di ferimento per i due poliziotti si poteva far risalire ad una inadempienza dei poliziotti dato che, invece che ricercare fra la folla i lanciatori di pietre e bottiglie che avevano ferito i poliziotti, si era proceduto ad accusare Peter e Giordano che fra l’altro erano coinvolti in altre azioni (Giordano era in piedi accanto alla volante ad aspettare di entrare e Peter era nella jeep che veniva forzato a entrare a colpi di manganello) 7- l’accusa di assembramento sedizioso era sproporzionata al caso dato che la folla formatasi era quella tipica che si formerebbe intorno ad ogni incidente 8 - punto molto importante: fra le varie falle procedurali, ammesse infine dalla polizia e messe a verbale, c’era quella piuttosto pesante sul fatto che le unita’ di pattugliamento che avevano trattenuto I due ragazzi avevano immediatamente chiamato la border police(gli uomini armati che avevano assaltato Peter) invece che la tourist police, come previsto dal manuale, mentre Peter, che non aveva ancora presentato il passaporto, si era tranquillamente seduto accanto al poliziotto senzxa mostrare il benche’ minimo segno di volersi alontanare o sottrarre a loro

alla fine il giudice, peraltro molto ostile ai due, aveva ammesso che tutta una serie di punti non stavano insieme ma aveva comunque insistito che qualche torto non ben definito dai ragazzi c’era. In pratica li aveva assolti per aver commesso il fatto, creando un precedente un po’ originale dato che non erano scagionati (restava in effetti il fatto che Peter aveva tentato di resistere in maniera non violenta all’arresto benche’ immotivato, e che Giordano per qualche istante si era istintivamente interposto) ma allo stesso tempo le falle della polizia erano troppo scoperte per trattenerli (le inadempienze della polizia, ammesse durante il dibattimento, erano gravi assai). L’accordo finale era che ci saremmo presentati il giorno seguente in questura con due cittadini israeliani che avrebbero posto una firma ed un assegno di 1500 shekel a testa come garanzia, dato che in due giorni I ragazzi si dovevano ripresentare per un accertamento dalla polizia (con interprete nel caso di Giordano, che non poteva comprendere le domande postegli). In seguito la firma era stata ridotta ad una, e Jeff Halpern si era offerto di porla e di firmare l’assegno. Le cose non si sono svolte pero’ come previsto dalla corte: la mattina seguente Jeff Halpern e Ya’ir Nehorai, avvocato di Peter, si sono presentati in Maskobije solo per scoprire che i ragazzi erano misteriosamente spariti. La polizia, fornendo motivi di sicurezza, li aveva prelevati nonostante la sentenza della corte verso una destinazione non ben definita. In seguito Ya’ir era riuscito a contattare i due, che hanno lamentato ulteriori percosse durante la notte e vari tipi di maltrattamenti. Nel frattempo e’ stata avvertita la famiglia di Giordano, che si e’ mossa attraverso il consolato per accertarsi delle condizioni del ragazzo. Al consolato non e’ stata pero’ fornita la sua destinazione fino alla mattina di lunedi’, quando lui stesso e’ riuscito a contattarci per dirci dov’era. Adesso e’ detenuto al carcere di Neve Tritza (Ar-Ramleh), non sa che fine abbia fatto Peter. Alla famiglia di Giordano sono stati forniti improbabili motivi di spionaggio per questa detenzione improvvisa, o forse piu’ genericamente ’motivi di sicurezza’, non e’ ancora chiaro.

"Motivi di sicurezza" e’ la motiovazione classica per le detenzioni preventive o non pienamente giustificabili, dato che Israele ha un sistema penitenziario pesantemente condizionato dal conflitto in corso. Fra poco dovremmo avere le motivazioni reali e concrete da parte della polizia per prelevarli senza preavviso e contrro le decisioni del giudice. C’e’ a questo punto la minaccia di deportazione per i ragazzi, nonostante la decisione del giudice di lasciarli liberi per il paese.

Da parte mia, posso dirvi questo. Ci sono tre possibilita’: 1- Giordano non viene deportato perche’ la polizia cambia idea 2- Giordano viene deportato dopo essere stato improvvisamente ed inspiegabilmente prelevato dalla Maskobijeh ieri mattina mentre aspettava di essere rilasciato in seguito alla sentenza del giudice.

Questo a sua volta porta ad una serie di conclusioni: a) Giordano viene trattato come un criminale dopo essere stato prosciolto dal giudice per essere stato arrestato mentre filmeva un arresto b) Giordano non puo’ piu’ rientrare ne’ in Palestina ne’ in Israele c) Si crea un precedente procedurale per cui tutti noi, giornalisti, turisti, attivisti, etc internazionali, a piacere della polizia (soprattutto se indesiderati per motivi politici) possiamo essere fermata per strada, arrestati senza motivazione, presi e deportati senza poterci piu’ appellare ad un giudice per essere tutelati, nemmeno quando tale arresto e’ stato riconosciuto come scorretto

3- Giordano e Peter si appellano alla corte suprema per rivendicare il diritto alla liberta’ riconosciutogli dal giudice. Se vincono non vengono deportati, potranno rientrare nel paese e d’ora in poi la polizia non potra’ piu’ distaccarsi dalle decisioni di un giudice per espellere o penalizzare un internazionale, tantomeno farlo sparire nel nulla cosi’ e percuoterlo ripetutamente per tre giorni di fila.

Attualmente, in seguito ad una serie di informazioni trasversali, di Giordano sappiamo questo:

E’ nel carcere di Ar-Ramleh (detto anche Neve Tritza). E’ in sciopero della fame da quattro giorni ormai. Ha ribadito di aver subito ulteriori percosse da ieri nonostante i nostri appelli alla polizia. Abbiamo chiesto al consolato di intercedere ed eventualmente minacciare di ricorrere alla denuncia sui media per tutelarlo da ulteriori aggressioni.

Le condizioni carcerarie sono ’migliorate’, adesso ha una cella con un lettino che condivide con altri prigionieri. Gli e’ concessa un’ora di liberta’ al giorno.

Ha supplicato ed implorato di insistere perche’ non venga spostato di nuovo in un complesso penitenziario come quello di Maskobije, dove ha dovuto dormire su un pavimento di due metri per due fra gli scarafaggi che gli camminavano addosso, subire ripetute percosse, minacce, violenze psicologiche di vario tipo che paiono averlo segnato. Chiediamo infatti di fare pressioni in questo senso, chiunque avesse contatti con i media. Giordano e’ piuttosto sereno. Una volta illustratagli la sua situazione legale, e’ sembrato chiaro che il consolato propende per la deportazione immediate o quantomeno la neutralita’ diplomatica. Giordano sembra molto intenzionato a continuare la lotta per il suo diritto a restare, almeno finche’ gli garantiamo una copertura mediatica che le dia senso. L’appello in Corte Suprema significa un procedimento costoso ed una prolungata detenzione, ma Giordano sembra fermo nei suoi propositi di avvalersi dei propri diritti e, con l’occasione, rendere note le condizioni di detenzione imposte a lui ed ai suoi compagni di cella palestinesi. Vi prego a questo punto di fare pressioni in Italia perche’ la storia di Giordano venga conosciuta il piu’ possibile, in Italia, come e’ suo desiderio. Vi ricordo ancora una volta che Giordano e’ al quarto giorno di sciopero della fame. Aggiungo che di Peter non si sa niente, neanche dove sia detenuto. Il consolato americano non si e’ interessato al caso. L’ultima volta che e’ stato visto, in corte, sabato sera, era in condizioni molto preoccupanti. Gli abiti erano completamente a brandelli, scarpe comprese, il che lo lasciava seminudo. Il corpo era completamente coperto di escoriazioni, ematomi, sangue rappreso e vari altri segni di violenza, compreso sul viso.

Per ora questi sono gli aggiornamenti. Preghiamo tutti di fare pressioni, in Italia, perche’ la vicenda di Giordano non rimanga nel silenzio, soprattutto da parte dei corpi diplomatici ed organi politici che possono ancora fare pressioni per la sua scarcerazione, che ripetiamo era legittimata da una sentenza giudiziaria.

redazione@reporterassociati.org

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1 Messaggio

  • aggiornamento - fonte Indymedia 3 settembre 2004 23:12

    Pilatesca sentenza della Corte Suprema:
    Giordano e’ libero di essere deportato, Peter resta in carcere.

    Dopo una estenuante contrattazione fra l’accusa - che rappresenta il Ministero degli Interni - e gli avvocati che difendono Giordano e Peter, si e’ giunti ad una amara conclusione:
    Giordano sara’ deportato al piu’ presto, Peter continuera’ a marcire in carcere fino al prossimo processo, in data da stabilire.

    Assurde le richieste del P.M. che, per permettere il suo immediato rilascio, prertendeva fosse versato - da un cittadino israeliano - un assegno da 25 000 NIS (5000$) che garantisse la partenza di Giordano con il suo originario biglietto lunedi’ prossimo.
    Una "mezza" deportazione che nei fatti avrebbe cambiato poco.
    Unica alternativa era una garanzia ufficiale da parte dell’ambasciatore italiano, che ha rifiutato caldeggiando l’immediata deportazione in completo accordo col ministero degli interni israeliano.

    L’unico risultato ottenuto e’ che Giordano non venga considerato un "criminale" dato che a suo carico nessuna corte e’ riuscita a provare nulla.

    Entro domani quindi - voli permettendo - il giovane veronese sara’ rimpatriato.

    Molto piu’ complessa la situazione di Peter, il quale restera’ in carcere, in attesa del ricorso presentato dalla difesa.
    Si ha notizia che le sue condizioni siano preoccupanti.

    Fra qualche giorno verra’ notificata la data del nuovo procedimento a suo carico.

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