Lai del Ragionare lento

11 aprile 2010 05. Fast Blood
<i>Lai del Ragionare lento</i>

Si tratta del primo dei quattro testi/orature che compongono Fast Blood.

Buona lettura e soprattutto buon ascolto!

Questo è il video della poesia, realizzato da Giacomo Verde, con i disegni originali di Robert Rebotti


Lai del ragionare lento

Così non va, non va, non va, ti dico che così non va: come una supernova
esplosa come un astro strizzato di fresco come la tua bocca stanca e tesa
accelerata come particella ora non so più nemmeno se sia una stella o invece
pajette incollata allo sguardo scheggia di diamante che ti fora le pupille o
desiderio di luce che sfarfalla all’orizzonte dell’ultimo oltremondo viaggio
condanna che ci danna panna acida che ingozza la parola che ora già ci strozza
perché così non va, non va, non va: è ormai soltanto un buco nero di sentimenti
e fiati amore addomesticato casalingo come un tigre prigioniero o invece credi
che dovremmo dimissionare l’anima e restar lì a vedere se alla fine ci sarà il
premio il lingotto la crociera che ci crocifigge lo sforzo che infine ci infigge nel
ricordo lo share di un suicidio spettacolare e notiziabile sintesi ultima dello scibile
di noi genere umano di noi genere estinto di noi umani generati usati rottamati

(se ti parlo ormai non mi parlo, se mi parlo ormai non ti parlo e se ne parlo credimi
è solo perché nel fiato che si elide in pensieri resta la nostalgia di quando era ieri)

Così non dura, non dura, non dura, vi dico che così non dura: qui si muore di fame
e d’obesità si muore di ricchezza e povertà, si muore di solitudine e rumore si muore
in nome di Dio per liberarsi di Dio si muore per il solo gusto di farlo e sentirsi anche
solo per un attimo Dio e io che qui trafitto stringo al petto tutto il mio disfatto me
straccio il contratto e già tremo nel tirare il dado credetemi vedrete che alla fine della fine
saremo colpevoli nostro malgrado e ci saranno fiumi inutili di sangue e inchiostro mostri
perché così non dura, non dura, non dura: forse saranno gli uccelli o un brulicare d’insetti
o gli occhi stretti delle belve degli esseri striscianti delle selve né ce ne saranno in salvo
ma ce ne saranno invece di feroci dal cuore calvo e le mascelle strette a digrignarci le
colpe a morderci l’anima al garretto a strapparci confessioni torturate dal privilegio a
dettare l’ultimo florilegio lo spasimo ironico che con un rutto dirà punto e basta che
dell’ultimo distrutto farà monumento del lamento sberleffo sentimento spento tormento

(se vi parlo ormai non mi parlo, se mi parlo ormai non vi parlo e se ne parlo credetemi
è solo perché le parole sono il ritmo della riscossa insulto autismo acre che dà la scossa)

Così finisce male, male, male, gli dico che così finisce male: perché ormai non ci sono
più perché né parole adatte allo sbigottimento né attimi d’innamoramento né voglia di
vento perché si vive di spavento contento di buio a cinque stelle di corpi senza pelle di
cielo senza faville di mascelle serrate di maschere clonate si vive d’ignominia e falsità e
il male è un ovvietà un’abitudine è un luogo comune un vestito rozzo e tozzo sul futuro
un muro duro e scuro scudo transazione emozionale investimento sentimentale senza sale
perché così finisce male, male, male: e non vale il trucco dell’opulenza né quello bieco
della scienza non vale il Dow Jones che sale non vale la conquista dello spazio e nemmeno
la commozione per lo strazio né le viscere immolate all’eterna sordità del cielo solo forse
strappando il velo forse scavando fino alle radici del melo e del canto comune dell’aspro pelo
e del gastrico gonfio di gas e bugie gonfio di cibo e bolo e chimo e chilo dopo chilo dimagrirsi
il profitto sino a renderlo esistenza scommessa rischio di utopia respiro lungo e promessa

(se gli parlo ormai non mi parlo, se mi parlo ormai non gli parlo e se ne parlo credimi
è solo perché odio dire io l’avevo detto, perché non c’è scampo e scampo non c’è se l’ho detto )

un clima che intima gente che plaude prona s’inchina c’è che chi dovrebbe opporsi pone
domande e non ha risposte c’è che nessuno ha più speranze riposte ma solo azioni e buoni
bontà in borsino e sentimenti in finanziera c’è che è una mal’aria tutta umida di violenza e
senza ripari a cui correre né santi a cui ricorrere c’è che anche i tuoi occhi ormai non vedono
quanto ciechi sono divenuti i miei vecchi di dolore e di ore presbiti di anni e orbi di debiti
perché così non va così non dura così finisce male: non c’è più sale nemmeno a fare male
solo cocci di bicchieri frantumi di piatti aguzzi feroci come voci colli di bottiglia miglia e
miglia di parole e parole e parole resti d’ossa senza morsi torsi d’uomini e donne gonne
vuote di gambe mani senza braccia piedi senza dita solo quest’interminabile parodia di vita
sgradita senza uscita questo tronco d’esistenza che non fa più resistenza che s’arrende ma
poi già domani si pente pensa per vizio per abitudine che forse è possibile credibile immaginabile

che raschia il fondo si nutre d’avanzi e scampoli e sogni e intanto avanza avanza come un’onda
come un vento come un rigo che copre con la lana dei versi il corpo nudo di noi due, riversi…

11 settembre 2001

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9 Messaggi del forum

  • Lai del Ragionare lento 30 giugno 2010 23:02, di Fausto

    Concordo nella circostanza, E’ molto bello. Vorrei contribuire anch’io, con quel poco che esprime in silenzio alla penna un poeta di passaggio, con http://pacoloio.blogspot.com/2010/0....

  • > Lai del Ragionare lento 26 novembre 2004 01:01, di oximor

    mi ci ritrovo... per poco o pertanto in-canto... in-tanto mi ci graffio lo zigomo url-ante...ululante...frutto pedante di un silenzio da solerzia ri-tratto...per intra-vedere il fuori da... da...uno sparo...un colpo ed una colpa...tra la folla e la follia... s-ragionante... insinuante... qui maniacalmente smanicato per non dover...o calais... e non avere che l’esse-re principiato da un fato... da un moribondo fiato...inutile come è inutile ogni utile cosa fatta di inutili parole...

    Vedi on line : http://addiario.blog.tiscali.it/

  • > Lai del Ragionare lento 11 settembre 2004 20:11

    Aveva ragione Lello…

    …e continua ad averne anche e soprattutto ora, cogliendo il centro di un bersaglio raro, sempre più raro: fare in modo che la poesia resista, duri più a lungo dell’occasione, dell’ispirazione, dello stile e di tutte le parafernalia della critica, dell’editoria, del discorso metapoetico dei poeti autocentranti, consorziati…
    I testi di Fast Blood resistono benissimo a un anno di distanza (cosa credevate, che un anno è breve, poca cosa? Provate a ridirlo…), e restano lì, monito (inascoltato?), grido profetico non urlato ma lacerante, la cui eco ritorna, ma con qualcosa in più, capace di parlarci alla distanza del tempo.
    Lello Voce aveva, ha ragione: «Così non va, non va, non va […] / così non dura, non dura, non dura, vi dico che così non dura: qui si muore di fame / e d’obesità si muore di ricchezza e povertà, si muore di solitudine e rumore si muore / in nome di Dio per liberarsi di Dio si muore per il solo gusto di farlo e sentirsi anche / solo per un attimo Dio […] / credetemi vedrete che alla fine della fine / saremo colpevoli nostro malgrado e ci saranno fiumi inutili di sangue e inchiostro mostri / perché così non dura, non dura, non dura» (Lai del ragionare lento).
    Innanzitutto, Lello Voce trova un modo, il modo di dare un taglio alle estenuanti discussioni sul senso della poesia oggi, sui lettori che non leggono e sui poeti che troppo scivono (discorsi da poeti, per l’appunto…). Questo suo lavoro è un pugno sul tavolo, è un’irruzione della poesia per le vie brevi, vie che la poesia ha smesso da tempo di seguire. Per Voce la poesia è oralità, desiderio di comunicare con la voce, «strano mix di arcaico e ultra-tecnologico» che il poeta utilizza, senza rifuggirne.
    Fast Blood è un CD audio con quattro tracce, quattro testi in forma di rap, anzi, qualcosa di decisamente meglio, grazie anche al jazz che gli fa da sfondo (e in diversi momenti, anche qualcosa in più, grazie ad un personnel di tutto rispetto: Frank Nemola, elettronica; Michael Gross, tromba; Luigi Cinque, sax soprano; Luca Sanzò, viola; Paolo Fresu, tromba). Ma dubito fortemente – qualcosa mi dice – che lo ascolterete nelle radio “commerciali”. È un disco da procurarsi (www.lellovoce.it) e da far scivolare nello slot del lettore, da soli, con tutta la pressione sonora possibile senza distorsione, oppure a volume normale, se siete con qualcuno, di soppiatto, per costringerlo a guardare, a guardarsi allo / dentro lo specchio. In questo specchio troviamo la desolazione del nostro tempo e del nostro io: «finché saremo disponibili al peggio del peggio finché tutti noi integralisti adepti del greggio / finché saremo docili all’obbedienza finché gireremo le spalle a chi è rimasto senza / […] / finché saranno liberi di comprare schiavi liberi di mentire liberi d’impedirci di costruire» (Lai del ragionare intenso); «terroristi del marketing nell’onniscienza onnipresente di bugie e stronzate / l’animale calmo che ghigna annota calcola tira le somme chiude i conti dice che vale solo il male» (Lai del ragionare esperto); troviamo la rabbia, ma senza orgoglio (parola che d’ora in poi converrà scrivere sempre in corsivo), semmai il dolore (come in Lai del ragionare caotico – Blacklai, dedicato «a Carlo. Genova 2001»).
    Devo ammettere che, personalmente, trovo la volontà comunicativa di Lello Voce distante da ciò che di solito percepisco come agire poetico piuttosto che comunicativo, il cui esito – a volte, ma non sempre, è nella scrittura. Ma è lo stesso Voce a precisare, nella nota “quasi teorica” contenuta nel booklet che accompagna il CD, Il poeta paurasaurolophus, che «il poeta che vuole comunicare e vuole farlo attraverso la voce, sfruttando tutte le possibilità offerte dai moderni media e dalle tecnologie, [è] cosciente che oggi la sua voce è, prima di tutto, voce di un testo, che le sue parole sono inevitabilmente anche la pronuncia di segni, il doppio di un altro, e in questa scissione contraddittoria, in quest’eco, egli ripone il suo senso». E con ciò è salva anche la nuova frontiera, se mai c’ n’è una, della poesia.
    Allora, avevi ragione tu, Lello, abbiamo bisogno di qualcuno che levi la voce: «se vi parlo ormai non mi parlo, se mi parlo ormai non vi parlo e se ne parlo credetemi / è solo perché le parole sono il ritmo della riscossa insulto autismo acre che dà la scossa / […] se gli parlo ormai non mi parlo, se mi parlo ormai non gli parlo e se ne parlo credimi / è solo perché odio dire io l’avevo detto, perché non c’è scampo e scampo non c’è se l’ho detto» (Lai del ragionare lento). E preghiamo di avere la forza di saper riconoscere qualcuno che ci aspetta, fuori di qui: «ora lentamente smetti d’ascoltare alzati con calma prendi in mano la tua vita e va verso l’uscita / e chi t’aspetta fuori di qui presto lo saprai è l’unico tra molti che senza conoscere riconoscerai».

    Massimo Barbaro

    © 2004 Massimo Barbaro
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  • > Lai del Ragionare lento 15 aprile 2004 22:10, di Lello Voce

    Grazie a voi tutti, degli incoraggiamenti e dei complimenti! E’ stato un lavoro duro, ma credo in questa cosa sino in fondo.

    A maggio il 2 sarò a bologna, al link, per lo spettacolo completo, con musicisti e videoartisti, considero questi post il migliore degli in bocca al lupo

    a presto

    lello

  • > Lai del Ragionare lento 12 aprile 2004 00:13, di Mauro

    Ascolto il pezzo su radiopop in macchina e ci rimango in macchina (e in garage) fino al termine... Aspetto fiducioso un nome alla fine e sobbalzo, prendo nota e ora scarico col doppino che tanto non digerisco la pasqua. Poca poesia nella mia vita finora, qua mi sembra che ce ne sia di interessante, davvero.

  • > Lai del Ragionare lento 11 aprile 2004 12:40, di Eliogabalo

    (ok, non si dovrebbero mai lasciare post anonimissimi, faccio ammenda)

    Beh, ho scoperto con ritardo non il tuo lavoro tout court ma l’esistenza del sito (linkato da non ricordodove, in seguito al leggermente ridondante dibattere dopo l’articolo di Luperini sull’unità).
    Qualcosa di tuo mi era capitato sotto gli occhi anni addietro.. forse in qualche edizione collettiva? E in casa di chi? (un amico, una ex, chissà?) però mi aveva fatto una buona impressione e il nome lo ricordavo, e girovagando qui dentro ho ricollegato ricordi e cose.
    Non seguo particolarmente la produzione poetica contemporanea (io sono fermo a Rilke), e nemmeno ho conoscenze particolarmente profonde nel campo, ma questi Lai mi sembrano un lavoro coinvolgente.
    Buona prosecuzione.

    Salute e Fraternità

  • > Lai del Ragionare lento 10 aprile 2004 11:33, di milla&monnez

    ho ascoltato ora il pezzo a radio pop

    molto interessante

    buon lavoro

    Vedi on line : http://millaemonnez.splinder.it

  • > Lai del Ragionare lento 10 aprile 2004 09:23, di Lello Voce

    Grazie molte, ma chi sei, tu che mi scopri in ritardo, mi ascolti e mi complimenti?

  • > Lai del Ragionare lento 10 aprile 2004 01:59

    scopro con ritardo e scarico. ascolto. complimenti.

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